Rassegna storica del Risorgimento

HERRERA BARTOLOM?
anno <1944>   pagina <20>
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Alberto Pincherle
verso l'anarchia, il disordine e la barbarie, ecco intervenire provviden­zialmente la Spagna. Non un'altra di quelle nazioni europee, allora con* taminate dall'eresia e dilacerate da lotte intestine di religione: bensì la Spagna, depositaria, custode e difenditrice attraverso i secoli della pura fede cattolica, e strumento della Provvidenza per la conversione e la salvazione degli indios.1) Ma d'altra parte l'Herrera non può né vuole rinnegare l'indipendenza della sua patria; la considera come neces­saria e non ha dubbi circa la sua legittimità e giustizia. Ma respinge l'ideologia rivoluzionaria francese, che con i suoi principi falsi e anti­sociali era la causa prima e principale dei mali e del disordine che af­fliggevano il Perù. Occorre dunque, conclude, abbandonare quelle idee e adottare principi più razionali e più sani. E qui, egli presentava la sua dottrina della sovranità.
Quel sermone provocò una polemica, che si trascinò per un pezzo, non soltanto sui giornali, ma nelle stesse manifestazioni accademiche più solenni del Collegio di S. Carlo. Principale avversario dell'Herrera fu Benito Xaso, giornalista e politico e, più tardi, consigliere della Corte Suprema,2) al quale si aggiunsero poi altri, tra cui, un antico discepolo dell'Herrera, Pedro Gàlvez, che divenne l'anima del collegio che si con­trappose a San Carlos, ossia quello di Guadalupe 3> e il cugino di lui, José Gàlvez, l'eroe nazionale che doveva finire gloriosamente la sua
]) Escritos y diacursos, cit. I, pp. 74-79. Per comprendere esattamente la por­tata di quelle afférmazioni dell'Herrera, è indispensabile riferirei al momento in cui venivano pronunciate, quando cioè la Spagna ancora recalcitrava a riconoscere l'in­dipendenza delle sue antiche colonie d'America, che avrebbe del resto cercato di ricon­quistare nel 1865 e 1866. D'altra parte, il moto dell'emancipazione aveva formato una ideologia di riscossa nazionale contro un oppressore straniero, della quale faceva parte anche la esaltazione, e il ricordo spesso come meri motivi retorici dell'antica ci­viltà indigena, associati a quelli dell'antichità classica, mutuati da Plutarco, diretta­mente o attraverso i rivoluzionari di Francia. Le due concezioni opposte, la hispa-nista e la indigenista che hanno i loro precursori negli stessi cronisti dei primi tempi del viceregno hanno continuato ad affrontarsi nel campo storiografico fin quasi ai nostri tempi, non senza subire influssi e provocare ripercussioni, nella politica militante. In questi ultimi anni, scrittori diversissimi d'indole e di idee, J. de la Riva-Agtiero, L. A. Sànchez, V. A. Belaundc, J. Basadre, R. Porras Barrenechca, L. Val càrcel, il p. R. Vargas Ugarte sono d'accordo almeno nel respingere ogni visione della storia del Perù improntata a un rigido esclusivismo o dominata da preconcetti; sic­ché l'Herrera, il quale è ben lungi dall'essere un chispanista esagerato* potrebbe in questo caso essere considerato quasi come un precursore.
?). Su di lui, che a un suo giornale diede per titolo El Robespierre peritano* v. BASADRE, II istoria cit., specie p. 261 sg. e LEGUIA, nel voi Estudios histórieos cit. (Biografia de d. Benito Laso),
3) Il cColegio de Nuestra Sefiora de Guadalupe fondato nel 1841 come sem­plice scuola primaria, venne poi gradatamente estendendo il suo raggio d'azione, fino