Rassegna storica del Risorgimento

GORIZIA
anno <1944>   pagina <39>
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Gorizia ottocentesca, ecc.
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Ti ringrazio dell'interesse che prendi a tutto ciò cbe mi riguarda, né ciò mi mera­viglia conoscendo il tuo cuore, e la sincera amicizia che mi professi.
Accogli un saluto col cuore ed una stretta di mano dal tuo aff.mo amico
Dr. 6. Barzilaj.
L'ufficio postale di Trieste aveva trasmesso, il 7 ottobre, al Tribu­nale provinciale di quella città, quindici lettere ch'aveva trattenute. Erano indirizzate a varie persone di Vienna, Trieste, Gorizia, Capo-distria e Rovigno, in tutte v'era un ritaglio del giornale La Patria del Friuli di Udine, con l'articolo seguente:
Gorizia, Ottobre 1878.
Nelle carceri di questo Tribunale trovatisi sotto inquisizione per le dimostrazioni qui avvenute, 8 goriziani e 2 udinesi, gli ultimi dimoranti qui da molto tempo. Tranne due degli inquisiti gli altri 8 appartengono a famiglie civili.
Nella seduta della Dieta, 28 settembre, il deputato Cav. Guglielmo de Ritter pro­pose un voto con cui si condannino quelle eleali e sediziose dimostrazioni.
Il capitano Cav. Pajcr de Monriva in un lungo enfatico discorso lodò la proposta ed eccitò la Dieta a biasimare solennemente quei fatti.
Di quel discorso vanno rilevate due frasi: La nostra popolazione non ha la stoffa del Carbonaro. Possiamo con molta nostra soddisfazione far conoscere al mondo, che fra mezzo a quelli che sono in potere della giustizia vi è assai poco, e assai poco illustre sangue goriziano.
Queste frasi meritano speciale nota, perchè il Dotti Pajer, dal 1854 al 1866, quando non era né cavaliere, né capitano provinciale, apparteneva a quel comitato, composto di goriziani di sangue poco illustre, che organizzò tutte le dimostrazioni avvenute in quei 12 anni.
Il Dott. Pajer, goriziano, aveva in allora stoffa da Carbonaro, egli cospirava contro l'Austria colla parola, colla penna, coi denari, colle azioni. Si degnava anche di girare la notte per le vie e di affiggere cartelli sediziosi, e scrisse per gli amici le seguenti strofette, ch'egli cantava con loro nei lieti simposii, i quali per lui finivano di metodo colla sbornia:
Qualcun volle ridurci Un branco senza nome Sbucato Dio sa come In cima allo Stivai.
Sorgiam e coi fratelli Striugiamci in pace, in guerra; Quest'è italiana terra. Nessun la può cangiar.
Ma questo per Dio È del d'Italia bella, L'Italia la favella Nessun non può cangiati
Sorgiam e coi fratelli
Striugiamci in pace, in guerra; Quest'è italiana terra Nessun la può cangiar.
Più bastardi è tempo ormai. Che la gente non ci creda. Tempo è ormai che ognuno veda Parte far di una nazion.
Sorgiam e coi fratelli
Striugiamci in pace in guerra; Quest'è italiana terra Nessun la può cangiar.