Rassegna storica del Risorgimento
GORIZIA
anno
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1944
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pagina
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41
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Gorizia ottocentesca, ecc. 41
Un paio di giorni dopo, per controrisposta, erano riapparsi proclami e bandiere tricolori, e si erano ripetuti gli scoppi di petardi e di bombe.
Frattanto erano passati già cinque mesi clic il Tabai languiva in una lurida cella di quelle carceri inquisizionali. Alla privazione della libertà s'aggiungeva il tormento dell'istruttoria che, giorno per giorno, cercava di strappare qualche parola o qualche cenno per aver in mano il filo conduttore di quell'organizzazione segreta. Fu allora che al Tabai balenò in mente il progetto d'una fuga romanzesca che, da lui stesso, venne cosi narrata:
Vedendo che studiatamente ai andava alle colende greche colla chiusura del processo, sdegnato del procedere dei giudici austriaci misi in esecuzione l'idea di una fuga.
Quando prendeva la solita aria nell'andito a piano terra dalle 3 e mezzo alle 4 e tre quarti circa pom. poteva ben bene contemplare il pettine della chiave del portone d'uscita, il quale pettine rimaneva fuori della sacca della giubba dei guardiani, stan-techè detta chiave era molto lunga.
Dopo ben osservato detto pettine, presi ad occhio nndo tutte le proporzioni della larghezza, altezza, grossezza, e degli incavi e lo disegnai sopra un pezzo di carta riponendolo nel cassetto del mio tavolino. Cinque giorni dopo, nuovamente e nello stesso modo di cui sopra, levai il disegno del pettine e poscia confrontati i due disegni erano quasi eguali perchè di xma differenza insignificante.
Contento di aver colpito bene, feci altro disegno della lunghezza e diametro della stanghetta chiave ordinando vengano esegniti entrambi i pettini coi differenti disegni alle estremità di detta stanghetta, ed a mezzo di fidate persone di Gorizia, colle quali ero in quotidiana secreta corrispondenza, e spedii il tutto a Udine in mano a sicuri amici per l'esatta esecuzione.
La chiave fu fatta, e venne in mie mani in modo più che miracoloso e precisamente 1*8 Dicembre 1878. (Era stata introdotta in carcere in jana pagnotta). Avuta tale chiave bisognava mettere tutto all'ordine per l'evasione.
Siccome poteva passeggiare nell'andito a piano terra, come gin dissi dalle 3 e mezzo alle 4 e mezzo di ogni giorno, ed essendomi stato severamente vietato di varcare la soglia della porta che dall'andito subito mette nel cortile, nel fondo del quale vicino al portone d'ingresso e di sortita vi è la porta di un grande stanzone ciic serve di Corpo di Guardia, ove si trovano continuamente oltre ad una ventina di militari (allora cacciatori) pel servizio interno, cosi doveva studiare ben bene quale fosse la giornata e l'ora più adatta per la fuga.
Bisogna notare altra cosa importantissima. Non bastando lo zelo di tutto l'i. r. personale civile ci voleva anche quello di un i. r. comandante di piazza militare per assicurare la mia persona in quelle carceri. Decisero tutta uniti, e subito posero anche in esecuzione, di trasportare il corpo di guardia militale nello stanzone suindicato, perchè prima trovavasi in una camera all'esterno delle carceri, e di mettere lo sentinelle non solamente nei due cortiletti delle carceri, ma bensì anche negli anditi del piano terra, I e II piano innanzi tutte le celle.
Queste misure precauzionali non furono mai prima posto in esecuzione ad onta che nelle carceri si trovassero detenuti degni di capestro. Però i /tirai non credendo