Rassegna storica del Risorgimento
GORIZIA
anno
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1944
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pagina
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43
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Gorizia ottocentesca, ecc.
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un quarto venne abbasso, e nel consegnarla al guardiano Michele, chiese lo ai lasciasse passeggiare nell'andito ove passeggiava io, sino alla vuotatura dei vasi di notte e cioè fino alle 4 e tre quarti circa. Nel mentre che il Battistella si allontanava da noi, e che arrivava nel fondo del Pandi to, dissi al guardiano Michele* sottovoce: Non va bene di lasciare nell'andito il Battistella, perchè essendo anche aperta la porta della stanza dei facchini, (dne condannati) esso potrebbe appropriarsi di qualche cosa stante che ora i facchini sono occupati a preparare i lumi, ed a portare l'acqua nei piani superiori e nel cortile. Questi rispose: Ha ragione, e disse al Battistella: Allo marsch dentro. Non volendo obbedire, lo prese per un braccio, e aperta la porta lo spinse nella sua cella.
Vennero le ore 4 e mezzo, ed il guardiano Michele, da me trattenuto studiatamente in ciancie. lo lasciai andare in I e II piano coi due facchini e fare la sòlita vuotatura dei cessi rimanendo per conseguenza con me nell'andito il solo guardiano Leban. Parlava questi di cose da nulla, stando però io sempre a contemplare l'orologio nell'angolo del corridoio.
Ma signor sì, che doveva capitare un altro contrattempo. Alle 4 e 40 minuti, sentii aprire i battenti di una finestra del primo piano ove vi è l'alloggio del Capo custode, e questi lo vidi starsene tranquillo guardando che nevicava, dando un paio di occhiate anche a me e al guardiano Leban. Tale finestra domina tutto il sottoposto, cortile e il portone di uscita. Nel vedere ciò mi vennero nelle prime dei dubbi che il Capo custode avesse scoperto il piano della mia fuga oppure lo sospettasse, ma più riflettendo dissi che il trovarsi egli lassù non poteva essere che combinazione e nuli 'altro. Difatti appena terminata questa mia meditazione lo vidi ritirarsi dal luogo, chiuderei battenti e sparire.
Erano le 4 e 43, e fu precisamente allora che dissi, come nelle altre giornate al zelante Leban le parole: Signor Andrea, il guardiano Michele è un vero chiacchierone, e vedo che va per le lunghe col vuotare i vasi del I e II piano ed avvicinandosi già sera, sarebbe bene lo aiutasse lei nell'operazione della polizia delle celle qui a piano terra, altrimenti non potrò rientrare nella cella. Egli rispose: Lei ha ragione! Signor Tubai, lei è un uomo assennato. Prese le chiavi in punto alle 4 e 44 ed ondò aprire le porte delle vicine cinque celle, lasciandomi solo presso l'orologio e la porta che mette all'annesso cortile. Appena che il Leban aprila porta della prima cella, non vedendo io in quel momento anima vivente né in cortile né alle finestre dei piani superiori degli edifici intorno esso cortile, andai pian pianino lungo il cortile ed arrivato al portone d'uscita provai la chiave, ma non andando bene il pettine, rimasi 11 alquanto perplesso. Poscia ripreso coraggio provai col l'al tro pettine della chiave e mi avvidi che il secondo funzionava bene.
Non potendo aprire con una sola mano, presi l'esterno pettine fra le due mani e con forza aprii. Uscito, chiusi il battente senza chiave, fracassai il cappello sotto il paletot e su il berretto misterioso che prima lo teneva nascosto ed il bavero del paletot, ed intascando in pari tempo la magica chiave, passai il sotto scala che mette ai piani superiori ed abitazione del Capo custode ed in un lampo arrivai al sempre aperto portone maestro delle abitazioni private e di quella del Capo custode che è sulla Via S. Antonio. Ero libero!
Più presto che mi era possibile feci una trentina di passi alla chetichella, ed arrivato alla cantonata della via, vidi le carrettino nell'altra via che mi aspettavano rim-petto l'osteria della Rosa capitanate dall'indimenticabile coraggioso patriota udinese Antonio BeltramclH. Arrivai in punto alle 4 e tre quarti, ora stabilita, e di bel giorno ancora, dicendo all'amico la parola d'ordine: Toni. Lui rispose pure: Toni. Montammo in fretta e con una velocita quasi telegrafica passando il centro della città per le vie