Rassegna storica del Risorgimento
GORIZIA
anno
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1944
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pagina
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49
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Gorizia ottocentesca, eco* 49
Come si deduce dall'atto d'accusa, l'autorità inquirente non era riuscita a scoprire coloro che avevano issato il tricolore sul Calvario e sul Duomo.
Dagl'interrogatori era bensì emerso che, la mattina del 2 giugno 1878, il guardiano della cartiera di Piedimonte, Andrea Okroglich, aveva visto, verso le due e mezzo, dirigersi per la strada postale verso Gorizia, tre uomini di cui uno aveva detto: Hanno da guardare e da ridere; poteva ritenerli autori dell'inalberamento ma, causa l'oscurità, non gli era riuscito di riconoscerli.
Anche la guardia di finanza, Adolfo Bagnalasta, d'ispezione al ponte dell'Isonzo, aveva visto passare tre uomini, ma non li aveva potuti guardare in faccia.
H giudice istruttore dubitava che i tre fossero stati Carlo Jamseg, Giuseppe de Mulitsch e Antonio Tabai, ma non poteva avere le prove per poterlo dimostrare.
Avvenuta la redenzione, il mistero dei tre uomini sembrò squarciarsi. Più d'uno volle essere stato di quella partita, ma l'unico che poteva saperlo con precisione, poiché veramente v'aveva preso parte, s'era spento, quarantanni prima in un'umida segreta del penitenziario di Suben.
La moglie di quel patriotta ricordava, sino a pochi anni fa, d'aver confezionato la bandiera con sei metri di stoffa verde-bianca-rossa.
Da Silvi era pervenuta al de Mulitsch, il giorno 23 gennaio, la seguente lettera non firmata, scritta da A. Rossi:
Mio carissimo Giuseppe
Non puoi figurarti qua! contento io provai nel rivedere i tuoi a me si cari caratteri.
Per mezzo della stampa e proprio sul Bersagliere io lessi con gran cordoglio il tuo imprigionamento, per accertarmi ti diressi una* mia a Gorizia, ma fu priva di risposta, volevo scrivere a tuo padre, ma non conoscendone il nome e per non addolorarlo vieppiù me ne astenni. Feci una lettera raccomandata al cassiere degli Alti e Memorie1) cercandogli tue inforni azioni e rimettendogli il denaro per il nostro abbonamento ma sin ora non mi risponde.
Tutti di mia famiglia ti ringraziano dei tuoi auguri, essi si Bono rallegrati nel rivedere i tuoi caratteri e tanto io che tutti di mia famiglia, facciamo voti che quanto prima scoprasi la tua innocenza por ritornare in mezzo ai tuoi cari per ridonargli quella gioja che adesso gli è negata. Vedi anche la Diomira vivamente di te s'interessava, ed ogni qual volta, vedeva qualche d'una delle mie sorelle lor domandava se eri posto in libertà ! Tedi bene che quaggiù tutti t'ornano 1!
Addio mio Caro Giuseppe, scrivimi subito una lettera un tantino pia lunga della prima.
*) Pubblicazione dell'I. R. Società Agraria di Gorizia.