Rassegna storica del Risorgimento

GORIZIA
anno <1944>   pagina <58>
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Ranieri Mario Cossàr
lei compagni di sventura, e se ciò non fosse sufficiente si immagini che quando m'ebbi quella cara.iscritta, stava passeggiando da solo nel cortile con una infinità di pensieri uggiosi per la testa e con la lusinghiera prospettiva di dover, dopo mezza ora rientrare nella mia cella (ora sono al 25; fui cambiato dopo la partenza di Venezian) e là rinchiuso aspettare tutto solo la più bell'ora delle mie giornate, quella cioè in cui mi corico. Fino a Venerdì p. p. era in. compagnia di un parrucchiere, un buon diavolo arrestato all'e­poca delle elezioni e rimesso in libertà in quel giorno dopo il quale rimasi solo. Dunque la comparsa del signor dirigente che mi arrecava notizie da Graz, fu per me un conforto, una gioia, una festa.
Il giorno istesso avrei voluto rispondere ma rimisi ad oggi quella grata bisogna nella speranza di poterle dare qualche notizia a mio riguardo certo che qualora buona non le sarebbe stata discaro.
L'unica novità che d'allora ad oggi potei raccogliere ai è che le carte del nostro processo sono state passate nelle mani del sig. Urbancich procuratore di Stato, da pochi giorni trasferito a Trieste da Gorizia; sicché oso sperare che fra non molto saprò cosa pensano di fare di me (e degli altri disgraziati come me) *) che senza cólpa e pec­cato Da due lune ommufisco in quest'avello (la è roba di un poeta estemporaneo in prigione a cui fu negato dal medico il vitto bianco; le dò questa spiegazione perchè non creda che quello scellerato verso endecasillabo sia di mia fabbrica, Dio lìberi).
Basta! che facciano loro, per me ormai ci ho fatto callo (pardon!).
10 giocherei la'testa che lei si aspettava una notìzia più... più notizia ma
abbia pazienza fino ad ora non so altro, in avvenire spero poterle dare qualche notizia... più più notìzia.
L'egregio sig.r Dirigente mi incaricò di concambiare i di lei gentili saluti, e di dirle che egli fu diggià soddisfatto prima che io mi avessi la sua.
Se ne avrà occasione mi ricordi al sig.r Pogacneg che ringrazio di essersi ricor­dato di me, ed agli altri signori suoi compagni.
Termino (per carità chiuda un occhio; sono due mesi presto che non scrivo
lettere; le direi di chiuderli tutti e due ma come si fa poi ) una stretta di mano
ed i voti sinceri per la riuscita buona del di lei sig. padre nell'udienza chiesta a S. M. l'Imperatore. Forse mi faranno scusato dclV impossibilità della presente.
Di lei aff.m0 e sincero amico Menotti Delfino.
11 Delfino, dopo 85 giorni di carcere preventivo, riaveva infine la *:' libertà. Era nato il 9 dicembre 1858 in Fiumicello, allora facente parte
della provincia di Gorizia. Frequentò con Guglielmo Oberdan la Scuola Reale in Trieste. Le relazioni epistolari con Guglielmo Nemo (Ober­dan), profugo a Roma, gli fruttarono un ulteriore arresto: cinque mesi di carcere preventivo, sei settimane di condanna e il bando. Dopo quella parentesi collegiale si dedicò completamente all'arte, mietendo allori quale baritono, nel nome d'Italia, cantante, attore e signore, come lo definì Eleonora Duse. Ritornato dopo la redenzione in Trieste, mori il 7 febbraio 1937.
i') Il testo fra parentesi è stato cancellato a tratti di penna dal censore,