Rassegna storica del Risorgimento
GORIZIA
anno
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1944
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pagina
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72
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Ranieri Mario Cossàr
Matteo Renato Imbriani-Poerio era venuto in Friuli, nel mese d'ottobre, e, giusta una lettera di Giambattista Cella, erano state concordate importanti deliberazioni in una riunione.
L'incontro, per non destare i sospetti della polizia, era avvenuto in casa del farmacista Giordani in Buttrio. A questo oltre agli udinesi avevano preso parte alcuni triestini e goriziani. L'Imbriani aveva dato lettura d'un memoriale o indirizzo di norme, che aveva ideato di darlo alle stampe, per servire di guida avvenire per i vari Comitati d'azione.
JZ Diavolo zoppo, del 15 novembre, scriveva:
Avete letto la Gazzetta illustrata di Lipsia? Bel riprodurre "un quadro di genere del nostro (Antonio) Rotta, con un'ingenuità senza pari racconta ai suoi lettori che il Botta, nato nella ridente Gorizia, è di famiglia slava; e ciò non bastando aggiunge ancora pour la bornie banche: e nei suoi dipinti si scorge benissimo l'impronta slava, il carattere slavo, che lo distingue dagli altri pittori italiani. Buffoni, arcibuffoni. Il Rotta è tanto bene italiano, come è cretino l'illustratore lipsiano del suo quadro.
Ma la non si scaldi, che non ne vai la pena. Non ragioniain di lor, ma guarda e passa.
Si, si, avete ragione, vai meglio non guastarsi il sangue, ma stare all'erta però per non essere colti alla sprovvista...
L'autoctono elemento italiano di Gorizia, doveva già stare in guardia contro la mania slavizzatrice, che si profilava all'orizzonte, da parte di taluni mestatori.
Nello stesso giorno l'autorità politica aveva decretato lo sciogli* mento della Società goriziana di ginnastica.
H giorno appresso s'era suicidato in Udine il garibaldino Giambattista Cella valorosissimo in guerra, soldato di tutte le campagne nazionali, nuovo Ettore Fieramosca al dire di Marziano Ciotti che aveva disfidato nel 1866 un ufficiale austriaco col quale s'era battuto al cospetto di due eserciti, trafiggendolo.
Al suo funerale erano stati portati i vessilli abbrunati delle città irredente: Trieste, Gorizia e Trento.
H prode generale Giuseppe Avezaana, òhe tanta parte aveva preso:
A tener desto negl'Italiani Il ricordo degli oppressi fratelli
s'era spento in Roma, il 25 dicembre di quell'anno infausto per gli irredenti.