Rassegna storica del Risorgimento

PICILLI GIUSEPPE ; CARBONERIA ; STATO PONTIFICIO
anno <1944>   pagina <141>
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Un sacerdote carbonaro, ;>fe*é; Giuseppe PicìUi 141
senza la necessaria presenza della speciale Deputazione dei prelati, componenti" il Tribunale del Vicariato.
Ottenuto il permesso dal Papa, la Commissione speciale della Sagra Consulta si riunì, nel giorno fissato, per giudicare i 25 rei. La seconda istanza, per i reati maggiori, apparteneva al tribunale della Sagra Consulta, eie giudicava delle cause di delitti puramente laici ó di misto foro, in tutto lo Stato, delle cause civili, appartenenti alle materie giudiziali e insieme presiedeva agli affari di sanità; la Sagra Consulta, che, secondo il codice criminale, ben più tardi creato, giudicava secondo le facoltà, che sono accordate a questo tribunale e che può, al bisogno, somministrare a sé stesso (art. 556); non ammetteva confronti fra testimoni (art. 560); ammetteva l'interroga­torio dell'accusato davanti al tribunale, ma non la sua presenza alla discussione (art. 561); il giudizio era inappellabile (art. 558); non vi era ricorso in Cassazione, fuori del caso di condanna capitale e su di esso giudicavano gli stessi giudici (art. 565); il difensore doveva essere approvato dal presidente (art. 558), non ammessi confronti fra accusati, nei processi politici il difensore era nominato d'ufficio.J)
Dopo una tenace discussione e una verificazione esatta dei delitti, si ascoltò, dunque, il procuratore del fisco e l'avvocato dei poveri, poi i giudici emanarono la sentenza, basandosi essenzialmente sull'editto del 6 luglio 1826.
Le cinque riunioni settarie, il Catechismo carbonico, e la poesia furono i capi di accusa; non si fece, però, menzione del complotto per imprigionare il Papa; ma, forse, si capì tutta la lampante assurdità della trama.
Pio Vili, addolorato e avvilito per la scoperta vendita carbonica, non tàìbe cuore di mantenere e firmare la condanna a morte del Picilli, e la sentenza venne atte­nuata, dalla sua clemenza, nel carcere a vita.
SENTENZA
Lunedi 21 settembre 1829
La Commissione speciale deputata dalla Santità di Nostro Signore, Pio Papa Vili, felicemente regnante, composta di:
Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Benedetto Cappelletti, Governatore di Ro­ma, vice Camerlengo, Direttore generale di Polizia, Presidente degli IU.mt e RevM MonsJ: Niccolò Chiarelli, economo della i?<?i>.* Fabrica di S. Pietro
del pontefice e tornò a dirmi, che, purché glielo avessimo avvisato uno o due giorni prima, egli sarebbe stato pronto con gli armati suddetti.
10 ne parlaivm.:segiiito, col sergente Bellori e fu pensato insieme, come avressimo potuto riuscire nell'impresa.
11 Bellori mi disse, che per un centinaio di soldati, li avrebbe trovati lui e, con questi, aorcssimo potuti impadronire di questo Forte S. Angelo, ma poi, soggiunse, che non vedeva in qual modo saressimo potuti impadronire della persona del papa, al che risposi, che, per questo, ci saressimo potuti informare una sera di qualche per­sona addetta al Palazzo e ohe so ne trovasse assente.
Fingersi uno di noi, tale persona, e sotto il di lui nome, andare a bussare e doman­dare ingresso nel pulazzo della guardia Svizzera. Andare sui appartamenti e impadro­nirci della persona del papa. Io ne parlai a don Giuseppe, il quale mi disse, che conve­niva soprassedere a tale progetto ed aspettare forza piò importante dalla Francia e da Napoli, nei quali regni doveva nascerò la rivoluzione.
i) C. TtVABom, L'Italia eit., tomo II, p. 106.