Rassegna storica del Risorgimento

EMILIA ; STATO PONTIFICIO ; GIORNALISMO
anno <1944>   pagina <236>
immagine non disponibile

Libri e periodici
il DriauU (che, come ognun sa, è lo storico francese cu e lia studiato più a fondo la questione) o il Mac Chelian, o il Bonnefons o il Kovalevsky o il Bainville o il Parisct o il Villat o il Guyot ma neppure (ed b tutto direi) il Sorci, che è una delle fonti fondamentali, nota persino ai profani tanto ormai è divenuta popolare; e degli italiani neanche il Romanin, che non si poteva dimenticare, come non si dovevano dimenticare (cito a memoria, come mi vien viene) l'Ottolcnghi e il Musatti e il Batt istclla e il Mu-tinelli e lo Sforza e l'Alberti e il Bratti e il Dandolo ed il Bozzolo. Nessuna mera­viglia pertanto che egli ignori (ciò che è ritenuto ormai per certo dagli studiosi) che Napoleone non ebbe affatto intenzione di rimettere all'Austria la repubblica veneta, di cui voleva servirsi por la sua progettata grandiosa politica orientale, e che se a Campoformio cedette fu a contraggenio, costrettovi dalla penuria di uomini e di ri­fornimenti mentre l'Austria era ancor molto forte, dalla minaccia della Russia che con l'Austria aveva stretto nel 1795 un'intesa segreta e dalle notizie che gli giungevano dalla Francia di seri malcontenti diffusi di rivolgimenti interni.
Non voglio però dir tutto male di questo saggio, dagli incompetenti, specie sui quotidiani, elogiato fuor di misura, ma che in realtà contiene parecchie pagine discre­tamente interessanti. Ricordo, tra l'altro, le notizie riferite dall'A. sullo stato d'animo della popolazione friulana durante l'occupazione francese. A Udine l'occupazione si era svolta tranquillamente, senza incidenti spiacevoli, anzi, pare, in un'atmosfera di tranquilla convivenza se, come scrive un cronista testimone de' fatti, la sera succes­siva a quello dell'ingresso delle truppe il luogotenente Mocenigo die in onore degli uffi­ciali un ricevimento in castello. Invece in provincia vi furon torbidi gravi, provocati dagli eccessi della soldatesca: soprattutto nei villaggi, che furono teatro di combatti­menti, di devastazioni, di incendi.
A Cividale i soldati (condotti, dicesi, da paesani usciti dalle galere venete) entra­rono in tutte le case e nei campi e saccheggiando con gran spavento della popolazione. Ma il peggio avvenne a Gorizia, ove vi furono, specialmente nella campagna, tentativi di ribellione alle prepotenze francesi di contadini armati di randelli e di attrezzi agri­coli, sobillati dagli stessi membri del Governo Centrale. Sui sollevamenti di Gorizia, più gravi che in ogni altro centro friulano, influirono indubbiamente i torbidi veri­ficatisi a Trieste, che erano sboccati, per iniziativa dei contadini del Carso, in un vero movimento insurrezionale con espulsione delle truppe occupatoci: i rivoltosi rima­sero padroni della città per tre giorni, dal 14 al 16 aprile. Le circostanze propizie favorivano anche le gesta e gli istinti degli elementi criminali dei vari paesi, che, specialmente nei centri minori, approfittavano della disorganizzazione dei servizi civili, inevitabile in quel periodo di transizione, per eseguire, specie nelle ore notturne, ladronecci ed estorsioni camuffandosi magari da soldati francesi. Ma la vita nel Frinii divenne, durante il soggiorno dei conquistatori greve e tormentosa non solo in causa del flagello delle scorribande militari ma anche, e segnatamente, per la spaventosa pressione tributaria. Tanto per dare qualche esempio, ad Udine si imposero, in un tempo assai breve, dai 3 giugno al 6 luglio, un prestito forzoso, una contribu­zione in danaro, una tassa sulla rendita, dal 2 per cento sino al 50 per cento per le ren­dite dai 1000 ducati in su, e la requisizione dei panni ai mercanti per le forniture ai militari con il pagamento dello merce requisita con cambiali a sci mesi, e alla scadenza, con assegnazione dei beni nazionali. Non e a credere, però, che, crollatala potenza napoleonica e ritornato il Frinii sotto gli Austriaci, ne guadagnasse l'economia della regione. Nell'Udinese, appena installatisi essi esigettero grano, vino, legna, e non esen­tarono da enormi contribuzioni neanche i prò miseri villaggi, dai di cui abitanti richie­sero denaro, stoffe, scarpe e persino cesta e candele, oltre all'imposizione di contri­buti quoditiani, ad esempio, di 20.000 razioni di pane, di 10.000 di vino, di altrettante di carne, di 12.000 di fieno, avena e sorgo.
Tuttavia, se danni e inconvenienti divario ordine produsse il dominio napoleonico ne) Frinii, non pochi (giustamente riconosce l'A.) e non piccoli furono i benefici.
236