Rassegna storica del Risorgimento

EMILIA ; STATO PONTIFICIO ; GIORNALISMO
anno <1944>   pagina <239>
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Libri e periodici 239
aveva trovato neppure nei primi giorni del Calvario. Nel colmo delia tempesta, chiuso in un convento di Napoli, riprende un lavoro che aveva iniziato dieci anni prima, il commento all'introduzione del Vangelo di San Giovanni; e l'opera rivela non solo una profonda meditazione, ma una pace imperturbata e una meravigliosa serenità, sem­pre eguale a se stessa.
Alessandro Manzoni scrisse di lui: è un tal uomo che bisogna notare i suoi di­fetti, perchè altrimenti le sue qualità sono cosi alte che lo farebbero credere sovrumano. Grandissima, come si sa, fu la stima che del filosofo roveretano ebbe il Manzoni, stima che si accrebbe con gli anni e si trasformò a mano a mano in una dimestichezza piena -di venerazione e di confidenza. La loro amicizia, avverte il Fossi, che ne tratta ampia­mente, fa resa più salda soprattutto perchè vi era tra i due uomini una affinità parti­colare, legata alla loro personalità, al loro modo di porre e di sentire la vita spirituale e di vivere lo stesso cristianesimo. Così, mentre la loro vita è piena di incontri reali, vi è poi un incontro ideale, fondamentale e continuo, dei loro spiriti. Del quale tre sono, a parere del Fossi, i motivi principali, e cioè: là presenza del divino nel mondo* sentimento che è alla base dell'opera poetica del Manzoni cosi come informa tutta l'opera filosofica e ascetica del Rosmini; il sentimento, comune e vivissimo, della Prov­videnza divina; e la coscienza che ebbero entrambi della libertà moderna, intesa come il riconoscimento di un ordine spirituale e come un diritto della persona umana. Per la concezione che della libertà ebbero i due grandi italiani fu possibile vincere certe infelici deviazioni della Controriforma che avevano condotto fino all'assurdo nel con­siderare contrastanti fra loro la Religione e la libertà; anzi giudicando la libertà come il fondamento di ogni autorità e dell'ordine essi giovarono a difendere l'indi­pendenza italiana dallo straniero e a propugnare le garanzie costituzionali che nel loro tempo si andavano affermando in Europa.
I quattro eccellenti saggi, di cui abbiamo ricordato soltanto i punti più salienti, riguardano il Rosmini più noto e già spiritualmente formato. Il lavoro del Bulferetti ci presenta invece, attraverso numerosissime notizie inedite, il Rosmini giovine che conquista con animoso travaglio i suoi principi teoretici, volgendosi a tutto lo scibile e lasciando cadere via via molte attività di cui serba però l'elemento filosofico e lo stimolo vitale.
S'interessa di pittura e di critica d'arte, studia le matematiche e le scienze, ver­seggia e discute con il Pesari sulle questioni della lingua, stende storie e promuove associazioni religiose ma segnatamente (ciò che molti ignorano) si sente attratto dai problemi della politica e del diritto. Le opere da lui scritte sull'argomento e rimaste in massima parte sconosciute, meritano di essere considerate non solo nei nessi con il suo sistema filosofico, ma pure come documento fondamentale del pensiero politico della Restaurazione. I principi da lui formulati sin dal 1827 definitivamente, sono gli stessi accettati poi dai moderati e dai neoguelfi con qualcosa di più ardito che essi non accolsero; principi che nessuno, se si eccettua il Gioberti, ha saputo da noi inqua­drare in una dottrina che ha, tra l'altro, il singoiar pregio della forza logica e della precisione.
Giovinetto, il suo fervore è dapprima, innanzi tutto, misticismo religioso, candido e fresco, quale traspare nell'operetta del 1813-14: JT giorno di solitudine. Condotto dalla elevatezza dei pensieri a sollevarsi sulle vicende quotidiane, genera l'impressione che nessun interessamento gli destino gli avvenimenti del tempo. Parecchio scettici­smo per l'azione politica, derivato dalla religione e dallo vicende napoleoniche, lo in­duce ad un 6cnso di indifferenza per le sorti dei governi; egli si ritiene partecipe di una società più varia, depositaria, per diretta istituzione divina, di quegli ideali di verità e di giustizia che, soli, danno valore agli atti umani in quanto spogli di ogni carattere arbitrario, passionale, egoistico. La Chiesa cattolica è, ora, per lui il termine di ogni pensiero e di ogni azione. E l'imperatore gli appare degno di venerazione e di rispetto perchè custodisce l'ordine naturale e difende con la spada quello soprannaturale. Ma