Rassegna storica del Risorgimento
EMILIA ; STATO PONTIFICIO ; GIORNALISMO
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1944
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pagina
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244
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244 Libri e periodici
Giovanni è un nomo intelligente, attivo, deciso e ordinato; se non ha conoscenze tecniche ha però una lunga esperienza di lavori agricoli, ed è adattissimo a quanto voglio fargli fare. Ma non è molto onesto, e In sua moralità non è sicura; ma credo ugualmente che mi convenga. Difatti Giovanni capisce che ha tanto da guadagnare con la nomina di amministratore che non metterà a repentaglio questo vantaggio per piccoli guadagni. Non sapendo tenere i conti, e con il controllo di Tosco, è poco probabile che possa truffarmi in grande. Si pud dunque presumere* che sarà onesto per calcolo. Ma supponiamo il peggio. Anche se ai decidesse a derubarmi, credendosi assicurata 1*impunità, è certo che impedirà agli altri di farlo, il che sarà megUo per la mia borsa. Dunque con tutti i suoi difetti Giovanni sarà il mio amministratore . Il Cavour fu poi infatti contentissimo del suo nuovo amministratore: conosceva gli uomini, e sapeva servirsene.
In tutte queste questioni, specialmente in quelle sociali, dove il termometro è più. facile, il Cavour dimostra in fondo di essere un conservatore: ed è un aspetto importante della sua personalità. Conservatore, non già perchè ignori le difficoltà e le esigenze sociali che l'epoca porta innanzi con sé, ma perchè, almeno in Italia, subordina quelle alle difficoltà politiche; molta maggiore libertà e larghezza dimostra in quelle pagine del Diario che scrive a Londra; solo in quel paese, dove evidentemente i problemi politici non erano così urgenti e cosi scottanti come in Italia, il conte di Cavour avrebbe potuto concepire una frase come la seguente, che difatt i fu da lui scritta durante una delle sue permanenze a Londra: Quanto a me, sono sempre persuaso che il dovere di ogni nomo realmente interessato alla causa del progresso sia in questo momento quello di lavorare senza posa alla riforma sociale rinviando ad altra epoca la riforma politica . Ben altrimenti pensava e parlava in Italia, dove riusci e adopro questa parola, giacché fu grande fortuna per il nostro paese e grande conquista da parte del Cavour a scindere il problema politico da quello sociale, svincolando due riforme che, unite, avrebbero coalizzato troppi nemici.
Se dunque varii e molteplici furono gli interessi della giovinezza del Cavour, dobbiamo però notare che tutto risplcnde per lui alla luce dell'interesse politico, nel senso più specifico della parola. Esemplificare sarebbe lungo: ma chi legga il Diario si renderà conto di quanto diciamo, e si spiegherà come del Conte la zia Eurichetta d'Auzers potesse scrivere: Camillo s'interessa soltanto di politica .
Del resto, questo più specifico interesse politico, che si risolve in attenzione al corso della politica estera delle principali nazioni europee ed anche ai più essenziali motivi ed avvenimenti delle loro vite interne, non sarà difficile coglierlo direttamente nelle frequenti pagine che il Cavour dedicava all'infelice Polonia, alla torbida e movimentata Spagna, al Portogallo, ed ai due più grandi astri della vita politica europea d'allora, la Francia e l*Inghilterra. A Parigi, dove si trovava così bene, dove, come a Londra, gli sembrava di respirare più uberamente, il Conte si faceva un dovere di frequentare, oltre i salotti mondani dell'aristocrazia e le più varie lezioni dell*Università, anche le sedute delle Camere: poiché non c'è vita politica a casa sua scrive il Salvatorelli , egli si rifa con l'osservazione di quella altrui, e si direbbe vi sia in lui, più o meno cosciente, la volontà di esercitarsi, di non arrugginirsi, simile a quella di Machiavelli in disgrazia . E, stando tanto all'estero e tanto ammirando quella vita e quegli uomini, il giovane Conte prende quasi l'aspetto di uno di quegli uomini politici: Sapete gli dice un amico in tono divertito - che a Ginevra mi hanno domandato chi era quel piccolo signore che si trovava all'Ambasciata e che zassomigliava tanto a quei piccoli dottrinari che si trovano nei saloni dei signori Broglio e Decaze? .
Già, viveva un po' nella vita politica dei paesi stranieri, non potendo partecipare a quella del suo paese, in quella Torino, come scrive il Salvatorelli, reazionaria .e bigotta, od appunto perciò fiorente nel libertinaggio. Ma come sentiva il dolore di dover languire In tanta inazione! Per me non e*è altra carriera che