Rassegna storica del Risorgimento

EMILIA ; STATO PONTIFICIO ; GIORNALISMO
anno <1944>   pagina <247>
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Libri e periodici 247
di quella gente, sì che diventa logica e naturale l'azione della Fuller in Italia, il suo romantico matrimonio, la sua tragica fine stessa.
Armario tenuto dalla Fuller durante l'assedio di Roma 2) ci aveva fatto desiderare al1 conoscere più da vicino la sua personalità; il nostro desiderio è stato esaudito e superato in questa ricostruzione documentatissima, che si legge con piacere e faci­lità. xSon dobbiamo dimenticare infatti che, oltre a darci notizia di una vasta lettera­tura americana da noi difficilmente raggiungibile (basta dare uno sguardo alla biblio­grafia), la Detti ci apporta anche un notevole contributo di inediti. Quindici lettere del Mazzini, ventiquattro di Costanza Arconati, otto del MickieyraczY nove di Lewis Cass console americano a Roma, ed altre di Jane Càrlyle, Benedetta Mazzini, Elisa­beth Barrett Browning, Cristina di Belgioioso, Waldo Emerson, formano la ricca appendice del volume
Lavori come questo servono ad inquadrare il Risorgimento italiano nella storia mondiale del secolo XIX, almeno quanto i rapporti diplomatici che con ricca abbon­danza paiono formare da qualche tempo la base degli studi, specialmente di coloro che imputano ai risorgimentisti una visione troppo.-ristretta, limitata al fenomeno ita­liano. Se ebbe risonanza il sacrificio della nostra gente, fa nei pensatori, nei filosofi, nella parte eletta degli altri popoli, che, sempre, rappresenta ima minoranza, lontana dagli affari di governo. Questo soprattutto nel periodo di preparazione, che è forse il più bello ed il più eroico del nostro Risorgimento, la lotta di pochi che non hanno da opporre ai molti che la magnanima grandezza della loro fede, della loro morte. Dob­biamo essere grati alla Detti che ha messo a profitto la conoscenza diretta che il sog­giorno in America le ha dato di quella nazione, per un lavoro di storia del Risorgimento.
Tutta la vita lottò per l'attuazione dell'Ideale nella realtà. Questa frase, come sintesi dell'apostolato mazziniano, leggiamo in un volume di Caterina Emanuele di Torralta, dedicato allo studio del pensiero sociale di Giuseppe Mazzini. L'A. si sofferma prima sulle correnti filosofiche del secolo XIX e specialmente su quelle Ééanesfc p1 inquadrare in esse l'ideologia del Mazzini, le cui critiche a queste stesse correnti espone nel secondo capitolo del suo studio. Con ricchezza di informazione e buona sintesi viene delineato il punto di vista dell'Apostolo in teoria e nelle applicazioni pratiche fino alla polemica con l'Internazionale, cui è dedicato l'ultimo capitolo. E in questo dissi­dio che viene provata la vitalità pratica dell'ideologia, e dove si vede la sua inappli­cabilità. Le organizzazioni mazziniane non sopravvissero dopo la morte del Maestro, mentre il socialismo continua la sua ascesa. Nella conclusione FA, scrive: Dire che Mazzini considerò la questione sociale soltanto in funzione della questione nazionale, significa scindere l'unità del suo pensiero, nel quale emancipazione nazionale, politica e sociale appaiono nello stesso piano, come tre derivati o meglio tre aspetti dell'unico problema religioso del genere umano. Secondo noi il Mazzini visse ed operò con una sola meta, quella di creare nazione l'Italia, e la sua idea del progresso individuale, non è già di un progresso economico, ma di un progresso morale, di educazione. Infatti fino al 1860, fino a quando cioè si raggiunse una unità se non completa e nel scuso mazziniano, ma sempre un'unità in Italia la sua propaganda sociale è quasi nulla, se si escludono le discussioni teoriche e le associazioni create a Londra, fra operai, con intento, però, squisitamente politico. Alla organizzazione sociale, e l'Emanuele lo spiega nel suo capitolo intomo all'Internazionale, fu portato proprio per controbilan­ciare l'azione socialista. Mazzini, che aveva proclamato la legge del Progresso da Na­zione ad Unni nità, KÌ arretra e combatte chi, in fondo, sia pur con altri mezzi, voleva applicare proprio questa legge. In pratica non ammette il superamento dell'idea
') LEGNA ROSTEMBERG, Margaret'a Fuller roman dìary in Journal of modem ffhtory, 1940.