Rassegna storica del Risorgimento
EMILIA ; STATO PONTIFICIO ; GIORNALISMO
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248 Libri e periodici
nazionale che aveva proclamato in teoria. Ed è questo appunto che differenzia il pensiero suo da quello marxistico- Giovine Europa sì, ma unione di nazioni per la liberazione di quelle ancora schiave; come l'individuo non si può cancellare nella Nazione, cosi la Nazione non si deve cancellare nel terzo stadio, più progredito. Umanità. Un pensiero sociale di questa natura, non poteva essere inteso dalle classi operaie in movimento nel secolo XIX. Come le tante ideologie a sfondo socialista del tempo, resterà filosofìa, perchè solo la lotta di classe, purtroppo, parlerà e sarà capita dalle masse. Non ci sembra quindi scindere il pensiero mazziniano il dire che le idee sociali furono da lui messe al servizio del supremo ideale polàiacoj.e, soprattutto, non ci sembra che il problema religioso fosse per Mazzini il più importante, in funzione del quale si debba considerare anche quello nazionale, come afferma l'Emanuele. Ma queste possono essere opinioni personali discutibili. Resta il lavoro di indagine e di sintesi veramente ben fatto, che l'A. ha condotto con sicura informazione, dimostrata dalla ricca bibliografia, e con vera passione, quella passione che non possono a meno di provare tutti coloro che leggono e studiano Giuseppe Mazzini.
Del pensiero sociale del Mazzini si occupa in parte anche un altro volume, Mazzini e gli Slavi di Wolfango Giusti, quando parla dei suoi rapporti con Baknnin. Ma il lavoro del Giusti si rivolge soprattutto al pensiero politico. La competenza grande dell'A. in letterature slave, ci faceva ritenere che il contenuto del volume fosse piuttosto dedicato allo studio del pensiero slavo nei confronti di quello mazziniano; invece è quasi completamente il contrario. L'A. ci dà una ricca ed esauriente trattazione di quello che il Mazzini disse, scrisse, e operò di fronte ai problemi spirituali e materiali che agitavano l'emigrazione slava e specialmente quella polacca. E probabilmente era impossibile fare diversamente, perchè la mente europea del Mazzini voleva associare alla redenzione d'Italia quella degli altri popoli schiavi, mentre ciò non era sentito da chi lottava per se stesso, e non riconosceva che il problema, in diversa condizione politica, era moralmente eguale. Poi, a successo ottenuto, ci si sforzò di trovare i legami, fpede in Polonia, fra i due movimenti.
Insieme a queste opere che si soffermano sul pensiero del Mazzini, ecco un libro che ci riporta in pieno nella immediatezza dei fatti: quello di Ulderico Barengo. I documenti, tratti specialmente dalle carte dei Carabinieri Reali, dovrebbero essere dell'altra parte. Ed invece noi possiamo vedere come la personalità del Mazzini avesse conquistato anche i più rigidi guardiani della legge, che avevano il compito di stroncare l'opera rivoluzionaria dell'apostolo. Ma con garbo, con tatto, venivano eseguite le missioni che erano antipatiche, mi si perdoni l'aggettivo, anche se necessarie. Quasi a stabilire un accordo fra le due parti, ecco il primo articolo su un carabiniere mazziniano, Benedetto Allemandi. Nel secondo studio sul generale Galateri, l'azione sua è posta nel giusto mezzo fra i denigratori e gli csaltatori dell'opera sua durante i processi del 1833 in Piemonte. Trentasette sono i rapporti che II rigido ed assoluto antimazziniano colonnello Aroulfi mandava al Rattazzi da Genova fra il 30 giugno e il 3 novembre 1857 e che costituiscono la materia del terzo articolo, mentre gli ultimi due illustrano la prigionia del Mazzini a Gaeta o l'ultimo suo soggiorno o la morte a Pisa.
La seconda parte del volume è formata da un'altra serie di assai pregevoli contributi documentari, ohe, come quelli dedicati al Mazzini, dice bene l'A. nella prefazione provengono da una fonte d'informazione quasi ignorata e portano contributo di fatti, e non di semplici affermazioni retoriche; sono dedicati alla figura dell'Eroe dèi due mondi. Dai fatti di Samico, al ritorno di Garibaldi a Caprera dopo Aspromonte, all'atteggiamento del Wolff nel 1864, agli arresti del 1867, alla morte, tutto l'ultimo ventennio della vita del generale viene illustralo nel momenti più difficili.
Merito dell'A. è quello, di aver saputo far rivivere questi rapporti spesso aridamente burocratici, e di aver scoperto, attraverso di essi, l'animo di chi li scriveva*