Rassegna storica del Risorgimento

anno <1947>   pagina <4>
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4 Luigi- Salvatorelli
la fabbricazione della bomba atomica). Non è altrettanto facile farli persuasi della necessità di altre spese scientifiche, per enti e attività culturali senza applicazioni pratiche, destinati unicamente a ricostruire il patrimonio morale della nazione.
Ci spieghiamo con un esempio, che, per ragioni di mestiere, cono­sciamo da vicino : gli istituti storici (per la storia medioevale, la moderna, il Risorgimento, ecc.). Essi non hanno conseguito, finora, non dirò l'ade­guamento delle vecchie dotazioni statali alla svalutazione della lira e ai nuovi costi, ma neppure quei minimi aumenti necessari per la ripresa del loro funzionamento.
Si sono intesi, invece, discorsi di una loro fusione, che significhe­rebbe soppressione di quella specializzazione scientifica, senza cui istituti simili non servono a nulla. Una biblioteca storica generale, per esempio, non serve agli scopi di questi istituti: allo studioso che compie una ricerca di storia del Risorgimento non serve a nulla avere per le mani i Rerum Italicarum scriptores del Muratori; chi compie una indagine di storia medioevale non sa che farsene dei carteggi -di Cavour. E sarebbe veramente un bel fatto se alla vigilia del Quarantotto venisse soppresso, poniamo, l'Istituto di Storia del Risorgimento; o, anche senza soppressione, se i suoi dirigenti dovessero dichiarare che sono nell'assoluta impossibilità di tirare avanti.
L'attività scientifica e ciò vale per le scienze morali non meno che per quelle fisiche ha le sue spese di produzione, non meno di qualsiasi altra attività. È inutile assegnarle un fondo uno se il necessario è cinque , o dieci . Sono denari sprecati.
Ricostruire l'Italia, non significa soltanto far vivere, nel senso puramente animale della parola, un certo numero di milioni di uomini. Si tratta di assicurare il minimo necessario perchè questi uomini ab­biano una certa attività, una certa funzione, un certo posto nel mondo dello spirito. Deve tornare ad esserci un'Italia della cultura, un'Italia dello spirito. Un ritorno simile è atteso all'estero con simpatia; potrem­mo dire che è sollecitato con impazienza. È questa, anzi, la via maestra perchè l'Italia riprenda nel mondo il posto che le spetta. Appunto per ciò diciamo che la ricostruzione cnlturale è un problema di governo, e cioè di direzione generale governativa.
E se esso non si restringe nell'ambito di un dicastero tanto meno può abbandonarsi ai poteri locali. Testé, l'Accademia dei Lincei si è