Rassegna storica del Risorgimento

DIPLOMAZIA ; CARLISMO ; SPAGNA ; STATO PONTIFICIO
anno <1947>   pagina <10>
immagine non disponibile

10
A, C. Jemolo
Il Ministero invitava il capitolo di Leon ad assumere il governo della diocesi, ma il capitolo si rifiutava, per non essere onesta vacante; con lettera 12 giugno 1833 il vescovo dalla sua dimora clandestina affidava al capitolo tale governo. Nel frattempo in una pastorale invitava i diocesani a non prestare il giuramento a Maria Isabella, come ingiusto, essendo solo successore legittimo don Carlos.
Il 30 settembre il cardinal Tiberi scriveva alla Segreteria di Stato: e D Re Cattolico, colpito da un accidente, mori ieri circa le tre dopo il mezzo giorno; e, quel che è peggio, senza sacramenti.
Il nuovo Nunzio, monsignor Amat, giungeva in sede ed il card. Ti­beri si adoperava per ottenere il pase al breve che lo accreditava, e perchè fosse ammesso a presentare le credenziali. Ma senza successo: finché la S. Sede non riconosceva Isabella II, il governo spagnolo non poteva ammettere il nuovo Nunzio: in questa circostanza il Cardinal Segretario di Stato il 9 febbraio 1834 invitava il cardinal Tiberi a restare ancora a Madrid.
Monsignor Amat, nunzio non riconosciuto, iniziava la sua corri­spondenza con il Cardinal Segretario di Stato.
Nel dispaccio 28 novembre 1833 egli annunciava il divampare della guerra carlista. Parroci e canonici erano a capo di quasi tutte le bande; seguivano arresti tra il clero ed i secolari. I vescovi, sollecitati ad inviare indirizzi di riconoscimento d'Isabella II e di Maria Cristina, per lo più. si astenevano come si erano astenuti i gesuiti. Cos'avrebbe dovuto rispondere il Nunzio se vescovi o corpi di ordini religiosi gli chiedessero consiglio circa rinviare o meno tali indirizzi? ed il vescovo avrebbe potuto assoggettare a censura il suo ecclesiastico che avesse preso le armi in favore dei ribelli, lasciandolo così esposto al braccio secolare? E qui non lascio di manifestarle, continuava il Nunzio, che in questo regno prevale negli ecclesiastici la opi­nione di essere essi in un obbligo, quasi che assoluto di coscienza di prendere le armi in circostanze eguali a quelle, in cui ora si trova la Spagna.
Se interrogato su tali punti, risponda di non aver istruzione alcuna, è la prudente risposta che gli viene inviata da Roma il 30 dicembre. Ed il Segretario di Stato scrivendo al cardinale Tiberi il 9 febbraio 1834 spiega:
Sua Santità non deve ancora pronunciarsi sopra una questione di tanta gravezza, mentre le grandi Potenze occidentali ad eccezione della sola Francia sono ancora inde­cise, e mentre i sovrani di Napoli e di Sardegna credono lesi i loro diritti dalla succes­sione stabilita dal defunto Ferdinando VII.