Rassegna storica del Risorgimento

1848-1849 ; DIPLOMAZIA ; DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; SARDEGNA (
anno <1947>   pagina <22>
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22 Guido Quazza
Anche per il Governo la questione dell'isola costituiva un véritablc cau-cheiniir , a coi nessuno sapeva sottrarsi, poiché nessuno aveva le qualità neces­sarie per dominare gli avvenimenti, le virtù dell'uomo di Stato. *)
Dell'irritazione contro i franco-inglesi approfittava il ColloMano per far notare al Cariati come una sincera unione trai principi italianifosse l'unica difesa da future analoghe imposizioni straniere. Ma il ministro borbonico riconfermava la sua opposizione a questi progetti. Il diplomatico sardo credeva nondimeno che fosse possibile trattare sulla base di riforme concernenti dogane, pesi* misure, allo scopo di preparare ulteriori più ampie prese di contatto. Non s'illudeva però affatto sulla gravità degli ostacoli che rendevano molto difficile l'alleanza sabaudo-borbonica. 2)
Oltre alla diversità del regime interno vi si opponeva la simpatia del re per l'Austria, motivata da affinità spirituali e da necessità di difesa e di conserva­zione. Correva' anzi la voce d'un segreto patto austro-borbonico e il Perrone ne chiedeva conferma al Collobiano. Questi, pur dichiarando di non avere in merito notizie certe, osservava che certo il partito retrogrado doveva avere tutto l'inte­resse di mantenere contatti con una Potenza, la quale avrebbe potuto offrire ad esso un appoggio utilissimo per tornare all'antico potere. Aggiungeva poi che, seb­bene il Cariati non nutrisse di queste intenzioni, tuttavia aveva scelto il partito del­l'assoluto non intervento nelle cose d'Italia al fine di non urtare l'Austria. Inoltre l'atteggiamento poco benevolo della Francia e dell'Inghilterra nella vertenza con la Sicilia favoriva le tendenze filoaustriache. Così pure l'appoggio dato dalla Russia stessa ai passi francoinglesi, appoggio che aveva colpito vivamente Ferdinando.9)
I mediatori riconoscevano sì la sovranità borbonica, ma non volevano permettere l'incondizionato presidio delle piazze sicule da porte di truppe napole­tane. Guglielmo Tempie, sostituito nel novembre al Napier, *) ebbe ordine dal Palmerston di sostenere l'autonomia siciliana: Ferdinando avrebbe conservato gli attributi sovrani, ma avrebbe concesso all'isola uno statuto indipendente e lasciato ad essa il compito di tutelarsi con un proprio esercito. Eia evidente Io scopo dell'Inghilterra di ottenere il dominio effettivo sulla terra contesa. Il Ba-stide e il Raynevai, a Parigi e a Napoli, parlarono duramente ai diplomatici bor­bonici in difesa della conciliazione contro ogni soluzione violenta. W Però, verso la fine di novembre, la Russia, prima tentennante, tornò a spalleggiare Ferdi­nando; la miseria regnante in Palermo e il disordine causatovi da migliaia di delin­quenti e di vagabondi fecero sperare persino in una dedizione spontanea della Sicilia, sebbene le dichiarazioni del Governo provvisorio suonassero ben diver­samente. .11 Torrearsa, capo del Governo, e gli agenti diplomatici all'estero asseri­vano esser l'Isola decisa a morire piuttosto che cadere di nuovo sotto il dominio dei Borboni. E l'Amori prospettava chiaramente a Parigi la possibilità che si proclamasse la repubblica, da molti desiderata.7)
1) Collobiano, 6 ottobre 1848.
2) Collobiano, 4 e 14 ottobre 1848.
3) Collobiano, 6 ottobre 1848.
4) Collobiano, 23 ottobre (con allegato un giornale recante la corrispondenza tra il Governo napoletano e le Potenze intervenute in Sicilia), 1 novembre 1848.
5) BIANCHI, op. cit., VI, 51-54.
6) Collobiano, 17 novembre 1848.
7) Collobiano, 18 e 19 novembre 1848.