Rassegna storica del Risorgimento
1848-1849 ; DIPLOMAZIA ; DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; SARDEGNA (
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1947
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Napoli e Totano tra rivoluzione e reazione 25
su Roma. Conscio, anzi, di non poter confidare che sulla forza, poiché l'opinione pubblica era tutta contro di lui, egli prendeva sempre nuove misure per il potenziamento dell'esercito, quale, ad esempio., la rimonta di 4000 cavalli, requisiti a forza in tutto il regno. *)
I timori per l'interno e per l'esterno facevano sì che il Governo, pur essendo sempre ostile alla causa italiana, non palesasse un aperto dissenso con Torino:
Se pur vi è un non so che di recondito che tanto non suoni di amicizia, prevale però la prudenza, il calcolo e forse il proprio interesse, onde si scansi accuratamente ciò che verrebbe troppo palesemente a rivelarlo e produrre uno scroscio; servendo così al principio di procurar di non rompere ciò che poi difficilmente si pud rannodare. 2)
Le istruzioni che il Gioberti, salito al potere in Piemonte verso la metà di dicembre, inviò al Collobiano erano volte a coltivare la conciliazione tra i due poli della Penisola. E il diplomatico sardo, il quale si era sempre mostrato favorevole a questo partito, s'adoprò subito alacremente a convincere il Cariati della necessità di adottarlo, sia pel bene reciproco, sia per l'indipendenza italiana.
.Questo si è il tasto che più di tutti, anzi il sólo che consoni qui colle esigenze del momento, non essendosi mai trovato questo paese più imprudentemente tiranneggiato dall'estero, senza travedervi appoggio di sorta; e non vi è dubbio che, se i Governi italiani, e per forma e per principi, potessero già presentare un insieme veramente palpabile, mai si darebbe congiuntura più di questa propizia per guadagnar Napoli alla causa italiana. Ma per quanto siano ammessi e gustati i vantaggi dell'unione e si sia pronti ad entrare in qualche intelligenza amministrativa ed economica con noi si è poi alieni, e ciò risolutamente, dalfannuire a principi costituzionali più larghi ed a una bellicosa cooperazione.
Ad aggravare la difficoltà di ottenere questa cooperazione contribuiva l'inconsapevolezza della propria posizione da parte del Sovrano e del Governo:
Un re che da otto mesi non ha il coraggio di farsi vedere, un ministro che non ha la forza di convocare il Parlamento, Vuno e Valtro lusingandosi di poter andar avanti così col puro appoggio della truppa, si è la prova di non comune mediocrità politica. Né questo si può cambiare. Due altre circostanze concorrono a farli perseverare nel loro improvvido andamento; giacché, lo ripeto, qui non si calcola, ma si teme e si cura il sintomo momentaneo. La presenza del Papa e la riunione in Gaeta di una forte massa positivamente retrograda e quasi risoluta a non venire a patti reconforta il Governo e specialmente la gente di Corte nell'idea di una restaurazione in Roma, dalla quale però molto, e secondo loro, tutto può dipendere per fissare le sorti di questo paese. Le vertenze poi di Sicilia assorbono e preoccupano il Governo, il quale maggiormente pensa a mantenersi saldo in Napoli come antidoto contro le esigenze sicule, alle quali non si è affatto proclivi a condiscendere... Però è cosa inconcepibile V apatia che domina l'insieme delle cose. Il re di permanenza in Gaeta, i ministri poco o nulla attivi nei loro dicasteri, ed il tutto coperto da un velo tanto più impenetrabile, che racchiude, ne san sicuro, il vuoto, ossia il vacuo il più perfetto.
i) Collobiano, 21 dicembre 1848. 2): Collobiano, 27 dicembre 1848.