Rassegna storica del Risorgimento

1848-1849 ; DIPLOMAZIA ; DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; SARDEGNA (
anno <1947>   pagina <29>
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Napoli e Tonno tra rivoluzione e reazione 29
mettevano in vendita rendite dello Stato, poiché si sapeva di non trovar compratori.l)
In tali condizioni di sfiducia e d'instabilità era assurdo pensare che potesse esser accolto un piano di Costituente, il cui solo nome era odiato dal Governo e anche da una parte della popolazione. 2)
Riguardo, poi, alla questione siciliana, già il 16 dicembre 1848 i plenipoten­ziari di Francia e d'Inghilterra, Rayneval e Tempie, avevano diretto al Cariati una nota, in cui esponevano i desiderata delle Potenze mediatrici: concessione dello Statuto, di un Parlamento, dell'autonomia amministrativa, d'un esercito indigeno agli ordini del re. Quest'ultima richiesta fa respinta dal Governo napoletano, il quale propose di far intervenire nelle trattative anche Spagna e Russia. Continua­rono le discussioni per tutto dicembre e il 13 gennaio il Filangieri avanzò la pretesa di sottoporre la questione, perchè interessava l'ordine stabilito nei trattati del
1) Plezza, 14 e 21 gennaio 1849, nn. 4 e 6, con allegati A* B, C, JD, E. La nota del Plezza al Cariati, in data 12 gennaio (allegato JEJ), suonava così: Eccel­lenza. Dal S. C. di Colobiano ho avuto comunicazione della di lei nota di jeri a cui si riporta la di Lei lettera della stessa data, oggi consegnatami. La misura tanto ina' spettata quanto straordinaria e inusitata, alla quale ho motivo di sospettare possa il Governo di S. M. il Re delle Due Sicilie lasciarsi condurre, di rifiutare di ricevere nella mia persona il ministro in debita forma accreditato dalla R. Corte di Sardegna, senza che di tal misura apparisca motivo alcuno, potrebbe costituire una, patente in' frazione del diritto internazionale ed una grave offesa allo Stato che ho Vonore di rappresentare e per ciò il desiderio e il dovere di evitare, se è possibile, inconveniente sì grande mi pone nella necessità di nuovamente diriggermi ali* E. V. Sì nella nota che nella lettera VE. V. si riferisce a quanto ha verbalmente comunicato al S. C. di Colobiano, senza esprimere in iscritto quali siano le intenzioni del Governo napoletano, né quali i motivi da1 quali sarebbe stato inspirato. Questa titubanza néWesprimere cosa di tanta importanza nella quale un'interpretazione meno felice, un dubbio non ben rischiarato può condurre conseguenze gravi a danno di due regni importantis­simi della stessa Nazione, e di due Corti strette coi più forti vincoli di parentela, d* ami­cizia e d'interessi comuni; titubanza che attribuisco al dispiacere naturale ad animo gentile nell'atto di dare una spiacevole communicazione; mi obliga ad invitarla ad una spiegazione diretta, franca ed intera. Questo rifiuto, quando potesse aver luogo, o ha per iscopo (ciò che voglio sperare non ha) di rompere le relazioni amichevoli col Governo sardo, e sommamente conviene alla dignità non solo, ma anche agli inte­ressi del regno di Napoli, non meno che a quello di Sardegna che ciò si faccia in modo franco e leale e che se ne conoscano chiari tutti i motivi, onde evitare un inutile inasprimento d'animo e di contesa. 0 questo rifiuto non procede che da motivi a me personali, come pare voglia lasciarmi travedere il S. C. di Colobiano, e sembra indi­carlo anche VE. V. colVavere continuato a diriggersi al prefato Sig. Conte, quantun­que non ignorasse che col mio arrivo doveva cessare il di lui carattere publico, ed anche in questo caso, e la pratica costante da cui niun governo si è mai dipartito, e la giustizia richiede che se ne facciano noti i molivi a chi di dovere e diritto di giustifi­carsi in faccia al suo Sovrano e alla Nazione intera. Forte di una condotta sì pri~ -vota che pubblica che non teme né critica né confronto con chicchessia in tutto ciò che costituisce il carattere di un uomo, io aspetto dalla bontà dèlVE. V. ch*Ella voglia uscire da quella prima riservatezza, della quale ho apprezzato tutta la delicatezza, ma che peccherebbe contro la giustizia, quando fosse oltre i giusti confini protratta. Ho Vonore di... ri.
2) Plezza, 17 gennaio 1849, n. 5.