Rassegna storica del Risorgimento

1848-1849 ; DIPLOMAZIA ; DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; SARDEGNA (
anno <1947>   pagina <34>
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34 Guido Quazza
OSCILLAZIONI ED ESITAZIONI RECIPROCHE: NIX MAGGIO 1849 81 RIALLACCIANO I RAPPORTI
II sotterraneo fermento covante nel regno delle due Sicilie si palesava tratto tratto con qualche subitaneo scoppio. Il 28 gennaio sera, nell'anniversario della concessione dello Statuto si fece in via Toledo una vasta dimostrazione, dispersa presto dalla truppa, mentre la polizia impediva persino la vendita dei moccoli da illuminazione.
Il 1 febbraio, all'apertura del Parlamento, sebbene l'ordine non venisse turbato, tuttavia una grande folla, accalcata nelle strade adiacenti ai due palazzi nazionali e nei due cortili dei palazzi stessi e allogata anche nelle tribune interne delle due aule, salutò con molti applausi l'entrata del presidente della Camera Bassa, l'insigne avvocato e giurista Domenico Capitelli, e di altri deputati, fra cui il Turco, eletto dal ceto popolare. Invece i ministri furono accolti con glaciale silenzio, venato da qualche lieve segno di disapprovazione. Fra i deputati solo una ventina sostenevano il Governo; altri ottanta circa sedevano all'opposizione. Per questo era opinione generale che il ministero avrebbe dovuto dimettersi per far posto forse a una combinazione presieduta dal Filangieri. L'unica questione su cui tutti i partiti fossero d'accordo era quella siciliana, poiché, in odio agli isolani, la si considerava generalmente non come dinastica, ma come nazionale.
La posizione degli organi responsabili di fronte al problema italiano apparve sconfortante anche al ministro sardo presso la S. Sede, Enrico Martini, il quale, recatosi a Napoli i primi di febbraio, invano invitò il Cariati a mostrarsi più attivo nella lotta per la Penisola; anzi ne ricevette parole di deplorazione per la tendenza troppo arditamente progressista del Piemonte.2) All'antica gelosia e ai vecchi rancori si univa ora la rivalità astiosa suscitata dalla questione romana. A Napoli si voleva escludere l'azione piemontese e si preferiva invece un intervento dell'Austria, che avrebbe giovato ad appoggiare l'autorità dispo­ticomilitare del Sovrano.
E non solo il Governo, ma anche generalmente in Napoli, ci si considera più come rivali di quello che come eletti a compiere di concerto una grand-opera nazio­nale, la quale, se pure vi è ambita, lo è maggiormente in veduta d'ingrandirsi e di acquistare maggiore possanza in Italia di quello che per spirito od amor vero di patria.
Quindi l'opposizione alla guerra nell'Alta Italia era fortissima. Nella vertenza di Sicilia, poi, l'accettazione di molti dei punti richiesti dal Filangieri rendeva inutile qualsiasi appoggio piemontese. L'influsso russo e la gelosia francese contro­bilanciavano l'ambizione inglese di dominare di fatto sull'Isola.
Frattanto si ordinava nel regno una nuova leva di 30 mila uomini per ogni evenienza.3) Queste misure si rendevano anche più. necessarie pel fatto che nel concistoro del 1 febbraio prima, poi, il 18, con una nota pubblica, Pio IX
i) Plezza, 29 gennaio 1849; Dino-Talleyrand, 29 gennaio 1849, n. 6.
2) Martini, Mola di Gaeta, 3 febbraio 1849, n. 23; Legaz. sarda in Roma, f. 15, Carte Poi. div., missione Martini.
3) Martini, Mola di Gaeta, 4 febbraio 1849, n. 24.