Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno
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1947
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pagina
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160
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160 Alberto M. Ghisaìberti
Cesare Cantù non era il pia adatto, in realtà, a giudicare questo singolarissimo dilettante di politica come avrebbe detto Pellegrino Rossi, che, di pittore fattosi statista, raccolta la dura e dolorosa eredità di Novara, contribuì potentemente a risollevare le condizioni del Piemonte e gli animi degli Italiani e, difendendo e consolidando il regime costituzionale, preparò le vie all'audacia realizzatrice del Cavour. *) Il moralismo scontroso dello storico lombardo non era fatto per capire Io spirito di cui aveva potuto scrivere a Giovanni Durando nel dicembre del 1859: Siamo sicuramente d'accordo che al paese si può, anzi si deve dar la vita, ma non si può, né si deve mai sacrificare il carattere, perchè gli si fa del male e non del bene; che c'è più bisogno di carattere che di vita. Che è il tema fondamentale dei Miei ricordi 2)
Nell'insieme, abbiamo detto altra volta, l'Azeglio ha goduto di una stampa piuttosto benevola sia in vita, sia in morte, anche se, a parte le ire e le accuse di contemporanei, il revisionismo esasperato di qualche studioso pur benemerito non abbia saputo sottrarsi alle tentazioni dell'animosità partigiana e della acidità moralistica. 3)
Egli stesso nello scrivere a V. Cousln (15 ottobre 1851) ci teneva a mettere in rilievo il valore morale della propria opera: Si mori conconrs a pn étre de quel-trae ntilité à mon pays, cela s'est fait chez moi plutdt par le cceur que par l'esprit. Ayant pris mes grades dans un atelier de punture, pour arriver à la présidence du Conseil, je devais nécessairement Stre un grand ignorarli cu mali ère polìticrue, et comme publiciste. Dès lors, convaincu que les pcuples ne sont ingouvernables que lorsqu'on les gouverne mal, savoir, par l'injustice et la déloyauté, tonte ma politi que s'est bornée a étre juste et loyal .
3) Queste mie ciarle, lo ripeto, non hanno per iscopo istruire ìl lettore di mille inutilità della mia vita. Non ci sprecherei né l'inchiostro, né il tempo. Ma, a misura che se ne presenta il destro, entra nel disegno di questo scritto l'esaminare e discutere le questioni dalle quali può scaturire il miglioramento della nuova generazione ed il progresso morale del popol nostro: ved. la nuova edizione de J miei ricordi, condotta da me sull'autografo, Torino, Einaudi, 1948, p. 346. Anche le successive citazioni dell'autobiografia azegliana si riferiscono a questa edizione.
3) Della cattiva fama goduta dall'Azeglio presso acri censori moralisti è prova quanto il Tommaseo scriveva sulla possibilità che egli trattenesse il Ite da certe avventure: Ma non autorevole consigliere di pudore l'Azeglio, che della galanteria faceva mestiere, e, in questo rispetto, lasciò del suo ministero, disonorevoli documenti; che sin vecchio, si ungeva e si atteggiava da damerino; e alle ballerino d'un teatro, dove si trovava insignito di non so che titolo, fece un sermone, per raccomandare continenza prudente, che incominciava: bambino mio; e Io divulgò per le stampo. N. TOMMASEO, Croniehetta dot 1065-1866, a cura di G. Gambarìn, Firenze, 1940, p. 82. Ma, in cambio, se l'Azeglio il cui innocente discorso del 1855 alle allieve della scuola di ballo é cosi malamente interpretato si tingeva baffi e capelli, il Tommaseo, come sappiamo dal Diario intimo, à lavava poco. Per critiche posteriori, L. G. BOIÌLBÀ, M. dA il castello di Enoie e gli amori di Luisa Blondel con Giuseppe Giusti, in Risorgimento italiano, a. IX (1916), p. 729 segg.