Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno <1947>   pagina <163>
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Come sono noli I miei ricordi KJ3
sempre veduto che da un bell'e buono orgoglio, ben condizionato, talvolta qualche cosa di grande, di generoso scaturisce, mentre dalla va­nità non nascono che miserie, ragazzate, pettegolezzi e seccaturequando però non nasce di peggio , che se la vanità molte volte è puerile, e quindi mansueta, molte altre è feroce e senza misericordia, se spen­sierato era e stravagante e piacevolone nel conversare, pieno di motti e frizzi, con certa scioltezza di forme, con certo abbandono naturale, come lo disegnerà il De Sanctis, sotto questa negligenza apparente, aveva un fondo d'uomo serio, e la maggior serietà era costituita da una qualità molto rara oggi in Italia: la perfetta lealtà e sincerità di con­vinzioni e di carattere. x>
La raccolta auspicata, come s'è detto altra volta, allora non appar­ve, ne più tardi quella del Rendu, e bisognò attendere anni prima di avere, spesso mutile e qualche volta sospette, le lettere di Massimo ai suoi principali corrispondenti. Sfoghi e confidenze di carattere politico pubblicò primo proprio il Rendu, non senza suscitare la deplo­razione dell'austero genero e grecista Matteo Ricci, che, sognando un epistolario castigatissimo , come, purtroppo, riuscì quello inserito di su copie e minute in appendice agli Scritti postumi, giudicava incon­venientissimo e poco riverente alla memoria dei morti il metter in piazza tante cose che essi evidentemente non avrebbero mai gridate dalla finestra. 2) Arricchiti di copiosi elementi interessanti la sua vita privata e le sue vicende artisticoletterarie altri sfoghi e confidenze ritroviamo nelle lettere alla seconda moglie. Preoccupazioni domestiche
A Marc-Mounier, che lo visitava una volta a stadio in Torino col Tommasi, diceva: Non ini sono mai piccato di letteratura: presi un giorno la penna, perchè non poteva ancora prendere la spada, ed ho scritto soltanto per incitare il mio paese, DE POMATO GIANNINI, op. cit., p. 54.
!) F. DE SANCTIS, La letteratura italiana nel secolo XIX, Napoli, 1932, pp. 316-317.
I) Ved. la lettera del Ricci al Barbèra del 12 novembre 1866, in Annali bibliografici e catalogo ragionato delle edizioni di Barbèra ecc., Firenze, 1904, p. 340. Altra deplorazione partiva sette anni dopo dal cugino Guglielmo Moffa di Lìsio per la pubblicazione delle lettere al fratello Roberto. Scriveva, infatti, ad Emanuele d'Azeglio: Mais il faut se garder de raviver la curiositi publique qui, a pari les premiers moments, ne s'est plus occupe du tout de cette affaire. U vaudra donc mieux a tona égards garder le silon.ee. Co sera plus conveuable, plus digne. Au reste, quant a Massimo, quelle diflV-rencc ontre les boutade irréfléebies qui lui échappaìen t dans sa première jeuneese et lo sérieux de ses deridere années ! Il y a bien loin (les Bicordi aux lettre éerites en 1823. Le progrès moral y osi grand et incontestable. Or c*est par le surtout quo la vie d*un ho ni tu e devrait ótre jugée , B. MANZONE, Il conte Moffa di LUio, Torino, 1882, p. 352 (25 luglio 1873). '