Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno <1947>   pagina <164>
immagine non disponibile

164 Alberto M. Ghisalberli
indussero la vedova e l'editore, anche nella seconda edizione lieve­mente accresciuta, a molte soppressioni che sarebbe ora di reintegrare sulla base degli autografi livornesi.
E soppressioni e tagli e date errate non mancano nelle lettere al Torelli e al fratello Roberto, le quali ultime andrebbero anch'esse rivedute in parte sugli originali del Museo Centrale del Risorgimento in Roma e integrate con quelle edite sparsamente dal Vaccalluzzo e dal Colombo. E non si trascurino le lettere al fratello Prospero il mio povero frate raccolte dal Pirri, *) quelle alla figlia Alessandrina, inserite con altre a diversi corrispondenti negli Scritti postumi, e quelle spesso mal datate allo stesso Ricci, tanto ridotte e castigate da non pre­sentare più quasi interesse. Dal canto suo il Ricci non seppe resistere alla tentazione, alla quale aveva già soggiaciuto per il testo dei Miei ricordi, di rivedere le bucce stilistiche, politiche e morali all'illustre suocero. E così furono soppressi nomi e accenni a persone che il caute­loso Matteo temeva potessero offuscare la buona fama dell'Azeglio. Invano, infatti, si cercherebbe in queste raccolte un qualunque segno di vita della figlia della Morici bellissima, o della vivace contessa Zanucchi, sorridente consolatrice di tarde ore grigie.
Nel suo tenace sforzo di riabilitarsi col credito antico dell'amicizia e della fiducia d'uomini insigni, anche il Persano contribuì alla divul­gazione dell'epistolario azegliano, con lettere già dal Ricci sdegnate per motivi di timorosa opportunità. Eppure esse non sono meno interessanti di quelle indirizzate al La Marmora durante il periodo ministeriale e delle altre al Panizzi.
Ma, documenti di fondamentale importanza, quasi un ventennio dopo la scomparsa dell'Azeglio venivano in luce i due volumi di Nieo-inede Bianchi, per il primo dei quali, però, occorre tener presenti le anche troppo spregiudicate integrazioni, che, di sugli autografi saluz-zesi, ha reso parzialmente note il Bollea. E sempre l'Azeglio schietto e sincero, capace di far sorridere la figlia Rina con la bella boutade sul Principato di Monaco, una monarchia assoluta ereditaria, temperata dalla bolletta del monarca (17 agosto 1855), ma anche di ammonire avversari e collaboratori che decadere dall'onore, e perciò dalla stima, è rovina vera per un Governo e per una dinastia; e le ferite della dignità non si guariscono come le ferite della borsa (al conte Gallina, 19 giu­gno 1849), e di rivendicare fieramente con l'Arese la devise del suo Go­verno: e amici degli amici, indipendenti con tutti (14 dicembre 1851),
" P. Pranr, Carteggi del p. Luigi Toparetti d'Azeglio, Turino,, 19.32.