Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno
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1947
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pagina
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166
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166
Alberto M. Ghisalberti
nella sua ottima edizione dei Miei ricordi (Milano, 1921) e nuove in appendice al volume biografico. E ricche raccolte epistolari, oltre quella breve di N, Puccioni, si debbono a Marcus De Rubris, quali le due notevolissime della corrispondenza col Galeotti e con la Targioni Tozzctti, senza contare le moltissime altre lettere sparse neWAraldo della vigìlia, nel Cavaliere della prima passione nazionale e in infiniti articoli di riviste e di giornali.
L'idea di raccogliere tutto questo magnifico materiale, il moltissimo cui qui non si è accennato e il molto tuttavia inedito, per metter mano ad una edizione definitiva di quello che non può non riuscire uno tra i più ricchi, più interessanti, più vivi epistolari del secolo XIX, era stata accarezzata con molto amore da Nunzio Vaccalluzzo fin dal 1918. Ma né il suo articolo d'allora sulla Nuova Antologia, in cui aveva sostenuto la necessità di quella pubblicazione, né i tentativi da lui fatti presso enti ed autorità, ebbero successo. *) Ed è un vero peccato che l'idea non abbia prima d'ora trovato un realizzatore. Nelle lettere di questo solido e quadrato Piemontese dall'anima di artista e dalla salda fede nazionale, nemico della retorica e del luogo comune, pronto sempre ad assumersi le responsabilità più ardue in nome del dovere e dell'onore, c'è tutto il mondo ottocentesco nella multiforme varietà delle sue manifestazioni, colto con una freschezza ed immediatezza d'impressioni che raramente si trovano in altri epistolari del tempo. Come sappiamo, l'Azeglio non si proponeva di scrivere per i posteri, difetto o pregio noto della maggior parte degli Italiani illustri, così pronti a ripetere con Musco Io la fici VItalia, né per acquistarsi fama di uomo di lettere, ma appunto per questo, riesce più vibrante e più caldo e persuasivo ed efficace di molti altri epistolografi che l'hanno preceduto e seguito. Dalla descrizione gustosa e garbatamente umoristica di casi personali, di scenette piacevoli, di personaggi curiosi, di paesaggi caratteristici, dalla narrazione incisiva di eventi politici, si passa all'invettiva appassionata, alla sferzata indignata contro uomini e sistemi. Anche il suo atteggiamento verso ce barba Camillo non appare sempre sereno, e
*3 Vcd. i non generosi accenni polemici, provocati da una recensione del Vaccalluzzo al BUO volume di lettere alla Targioni Tozzetti, di M. DE RUBRI?, Le Confidenze di M. d*A. (Diagnosi di una stroncatura), in Civiltà Moderna, a. Ili (1931), faac. 1. In realtà, il De Rubris è troppo spesso in ginocchio davanti al suo eroe, tanto da non vederne mai i difetti, i Umili, gli errori. Meglio por una valutazione intelligente il bel saggio di P. SILVA, Grandezza e decadenza di M, a* A., nel volume Figure e momenti di storia italiana* Milano, 1939, pp, 163-179, e A. OMODBO, M. d4 [recens. al Vaccalluzzo] ora in Figure e passioni del Risorgimento italiano, 2 ed., Homo [1945], pp. l77-Ì7-fv.