Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno <1947>   pagina <168>
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Alberto M. Ghisalberti
pubblica e rischiare per amore di verità e di coerenza la popolarità e la fama acquistate in un trentennio di dedizione alla causa nazionale. Poiché egli credeva fermamente, come scriveva alla moglie nelle inquiete attese del 1847, che bisogna aver faccia di dir la verità ai principi, ma anche al popolo: bisogna saper andare contro la mitraglia, ma anche contro le fischiate: bisogna saper esporre la vita, ma anche la popolarità: bisogna essere pronti, attivi, arditi; e quando occorre, saper contrastare alla passione . Alle intemperanze piazzaiole e tribunizie di qualche nostalgico del '93 aveva opposto nel '48 certa sua scaltrita diffida: non vorrei che il Governo fraterno fosse il second'atto del Governo paterno e la grazia arguta d'una frase famosa: la paternità dei re d'una volta mi faceva desiderar d'essere orfano; la fraternità di certi fratelli d'ora mi farebbe in verità venir voglia d'esser figlio unico ; ma che sapesse anche dir la verità ai principi appare chiaro dal drammatico appello del 29 aprile 1855 a Vittorio Emanuele II per scongiurare la crisi provocata dalle nuove leggi ecclesiastiche. E al­l'indomani, fallitagli là speranza di un colloquio diretto col Re, si rivolse con lo stesso animo a Giovanni Nigra, l'intendente della Rea! Casa in quei giorni, per giungere col suo aiuto a convincere il Sovrano. 9
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Mestieraccio quello di Cassandra, e l'Azeglio ne sapeva qualcosa per diretta esperienza. In questo suo intervento per allontanare Vit­torio Emanuele da una via che egli riteneva pericolosa per lo Stato e poco confacente alla dignità del Sovrano, se aveva avuto la soddisfa­zione di veder quest'ultimo tornare sul retto cammino costituzionale, non gli era mancata l'amarezza di sentire scossa e turbata per sempre quell'amicizia e quella confidenza che un tempo erano apparse salde e immutabili tra il Re e il suo antico primo ministro. Le burrasche del periodo del Ministero erano state poca cosa e presto passate: questa lasciava uno strascico di malumore e di risentimento, non estraneo all'isolamento in cui, salvo brevi intervalli, sarà tenuto l'Azeglio dal­l'ambiente di Corte, 2> Quanto scriveva alla moglie il 10 maggio 1855 non lascia dubbio in proposito. Quel che però n'è risultato di più
J) Vcd. ora la lettera al Nigra in A. M. G-JHSALBEUTI, L'intervento di M. d*A nella erisi politico-religiosa del 1855, in Ricerche religiose, a. XVIII (1947), pp. 40-45.
2) Per le burrasche del periodo del Ministero, ved. N. VACCAIAUZZO, op. cit., pp. 217-218, 395-398* con le giuste rettìfiche di P. Praia, op. ri*., pp. 82, 107-109.