Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno
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1947
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pagina
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170
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170 Alberto M. Ghisalberti
dopo la morte del Cavour, dal quale aveva avuto incarichi di missioni, commissariati e governatorati, graditi sempre, anche se pretesto di crìtiche e di borbottamenti, gli rimaneva un gran rovello per l'esclusione dalla vita politica attiva e più per sentire in tale esclusione un partito preso di Vittorio Emanuele. Un mese dopo i tumulti torinesi per la Convenzione di settembre si sfogava apertamente con la moglie, e Quanto poi a me, nella force de Vàge come a Roma dicono degli uomini di settantanni fresc'omol lasciai il Governo di Milano, per non voler tener mano a F... Dopo allora, nessuno mi ha proposto d'entrare in affari, dunque non si può dire che non voglia: bensì dirò io, che non posso, e non mi sentirei più di sostenere lavoro grave, continuo e obbligatorio. Ma c'è un'altra questione. Da quando uscii dal ministero nel 1852, mai pia il He mi ha domandato su nulla il mio parere: da quando mori Cavour, che da qualche volta m'interpellava, nessun ministro m'ha mai consultato; salvo Minghetti due volte: la prima, sul modo di fare la facciata, di tela dipinta, del palazzo Carignano; la seconda, sulle tinte date al palazzo del Bargello a Firenze. Quando non invitato ho voluto pubblicare le mie idee, sai il successo di fischiate che ebbi... . 2) Scontento degli uomini, scontènto delle cose, legato da una eccessiva rigidezza di carattere, dalle sue convinzioni avverse all'indirizzo unitario e, come ha ben visto il Silva, da un piemontesismo ad oltranza, l'Azeglio non si sentiva a suo agio nel drammatico incalzarsi di eventi, che, dalla guerra di Crimea ad Aspromonte, parevano aver dato torto a lui e ragione ai suoi critici ed avversari.2) All'alba del 1856, quando riteneva di doversi recare alla conferenza dellapace a Parigi, con scherzoso scetticismo precisava a Gianna Mosti Maffei: Potrò rendermi utile nell'importante impiego di metter la rena su quello che si scriverà, onde non far scarabocchi quando si volta il foglio. Cercherò di disimpegnare con tutto lo zelo e la destrezza queste mie alte funzioni.8)
') 25 ottobre 1864, CAHCANO, op. cit.t pp. 485-486. Quasi con le Btesse parole s'era giù espresso il 23 ottobre col Castelli; L. COIALA, Carteggio di Michelangelo Castelli, citu voL II, pp. 17-18, e il 10 con la Targioni Tozzetti, M. DE RUBRIS, Confidenze, cit., p. 302, dove anche lamenta d'aver detto al Cavour che bisognava presentarsi all'Italia con quello che s'aveva di megliol Lui invece ha mandato dappertutto o imbecilli o birbi, perchè lui voleva solo servi e istrumenti. S'è raccolto quel che s'è seminato.
2) Il fondamento di tutta la sua politica, dagli Ultimi casi ai Miei ricordi, è rispecchiato nel suo famoso discorso alla Camera del 12 febbraio 1851: Non so a quali destini sia riserbata, per quali vie si metta la società umana dell'avvenire; ma son d'opinione che si possa arditamente affermare, che essa non troverà riposo se non nel Governo onesto, qualunque esso sia.
3) Inedita, 26 gennaio 1856, in M. C. R., Roma.