Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno <1947>   pagina <174>
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174 Alberto M, Ghiaalberti
Bratto momento questo per l'Azeglio, in rotta ormai con l'opinione pubblica, in dissenso con molti tra i snoi amici più cari ed inoltre preoc­cupato per la salate della cognata Costanza. Gli entusiasmi inglesi per Garibaldi venivano poi a provocargli nuova bile. Già è maledizione antica per l'Italia! nessuno la conosce e ognuno ci vuol metter becco, commentava con l'ormai abituale amarezza, scrivendo al fratello il 2 maggio 1861. E la morte di Cavour e lo stesso sdegnoso silenzio con il quale la nipote marchesa Alfieri, memore di troppo recenti giudizi sulla politica e sul carattere del grande zio, aveva accolto le sue condoglianze, lo turbavano profondamente.
Voraci che mi dicessi una cosa, se la sai. Quando morì Cavour dopo otto giorni scrissi a Josephine e siccome m'ero trovato, non senza mia sorprésa, a voler più bene a Camillo di quel che credevo, e l'avevo pianto, cosi le scrissi col cuore.*) Niente risposta. Non ne feci caso e pensai che o si sentiva svogliata, o poco bene, e amen. Circa un mese dopo, però, dubitando che la mia lettera si fosse perduta, le scrissi di nuovo per dirle che non mi lagnavo non m'avesse risposto: solo volevo accertarmi che avesse avuta la mia prima lettera ecc. Feci portar la mia di qui, da un amico che la consegnò al portinaio di casa Alfieri, perciò l'ebbe di certo. Da capo, nessuna risposta. Sai se l'abbia con me, e perchè? -)
Ma ad irritarlo è ad irritare ancor più gli altri contro di lui, a suscitar rammarico e confusione tra gli stessi suoi amici e a metterli in più grande imbarazzo scoppiava la piccola bomba della pubblicazione della lettera a Carlo Matteucci, cosi amara ed ingiusta verso i Napo­letani, che lo obbligava ad una lunga serie di spiegazioni e di
stata una coglioneria, che del resto si paga salata. E se s'andasse a Roma si paghe­rebbe col sale e col pepe. Ma pare che per ora Napoli non abbia intenzione d'alzare il tacco : inedita, in M. C. R., Roma. Più sereno era, in genere, verso la Sicilia e i Siciliani, sempre cari nella memoria Io non ho avuto che da lodarmi dei Sici­liani nelle mie tre gite in Sicilia: e non posso dire abbastanza quanto mi si mostra­rono ospitali (a S. Pacetti, 7 luglio 1861, inedita, in M. C. R-, Roma). Dal tatto insieme mi par di vedere che c'è più stoffa che a Napoli e si può avere migliori speranze per l'avvenire (allo stesso, 24 agosto 1861, inedita, ivi).
1) Sui sentimenti provati dall'Azeglio per la morte del Cavour, ved. là let­tera allo Stefanoni, dell'8 giugno in M.. Ricci, Scritti postumi ciu, p. 430, quelle a M. Castelli, del 9., Ivi,- pp. 470-4,7 a Silvia Ferrucci Brighenti, dell'I 1, ivi-,. pp. 405-406, alla moglie del 12, in CASCANO, op. cit pp. 469-470, a Giuseppe To­relli, del 14, in C. PAOLI, Lettere di M. d'A. a G. Torelli, Milano, 1870, pp. 129-132, alla contessa Carolina Tattini, del 16, in A. DALLOLIO, Cinque Lettere di M. a"A. atta contessa Carolina Tattini, in Saggi e documenti di storia del Risorgimento ita' liana, I, Bologna, 1932, pp. 154-156 (<c Quel brav'uomo aveva il vizio, mi pare, di prendere impegni troppo espliciti ed ora credo che quello di Roma special­mente gli era d'un gran travaglio), alla Targioni Tozze tei, del 16, in Pi: Humus. Confidenze, ciU, pp. 238-239, a dispero Barbera, del 17, in RICCI, Scritti postomi. <., ]. 508, al Pantaleoni. del 18, in FALDELLA, pp. 437-438.
2) Al fratello Roberto, in COLOMBO, op. cU., voi. II, p. 472.