Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno
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1947
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176
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176
Alberto M. Ghisalberti
aveva lasciato la diletta Bice. Una inedita lettera al figlioccio, dei primi dell'anno successivo, quando già era fermo in lui il proposito di metter mano alla propria autobiografia, ci illumina sul suo stato d'animo in quel momento. Senza sentimentalismi inutili, senza pose di disperazione, lo si sente tuttavia a suo modo commosso e, in fondo, preparato ormai al nane dimittis, ma non a maggiore serenità politica.
I Caio Stefano, I Torin0' 13 gcnnaio l863'
t'ho fatto aspettare la mia risposta perchè ho avuto una serie di tribolazioni, sentendomi anche per giunta poco bene e con Luigi [il cameriere] a letto per bonamano. Nei '62 in maggio mi mori la cognata: in settembre il fratello gesuita; in dicembre, ai primi, è morto Ronco in poche ore, senza far testamento e lasciando Bice con poco o niente. Agli ultimi del mese è morto mio fratello maggiore, mentre ero in letto colla febbre, e avevo l'allegria di sentir passare il suo mortorio per strada. L'idea più naturale era di dire: ora mi vado a far buggerare anch'io, e cosi si fa la chiusa al divertimento. Invece non è stato cosi, ed ora pare che finalmente torni un pò di calma. Salvo che l'affare di Bice non migliora, e dove non
ce n'è Il male è che anche lei ha avuto l'alto onore di nascere nella capitale;
e carattere indelebile de1 suoi cittadini è di spender sempre ventun soldo per ogni lira: della qual verità trovo un nuovo esempio ne' tuoi due cavalli. Bice, dunque, avendo anch'essa molto pronunziato il marco della fabbrica, sarà più difficile, e certamente più angustioso, l'adattarsi alla bolletta.1) E pensare che ci ha da esser uomini tanto testa di e..., da aver paura che a far testamento si muoia più presto! Basta, è inutile arrabbiarsi: la cosa è così; dunque, avanti, e sia per l'amor di Dio.
Le cose tue mi pare che vadano abbastanza bene. Ora sei bene e onoratamente collocato nella carriera, perciò non c'è che da aver pazienza e campare. Stefanoni mi porterà quel tal certificato che desideravi, che faremo in carta bollata per maggior lusso, e che ti manderò.
Le cose pubbliche vanno ad magnani meretricem. Io, del resto, me ne son chiamato fuori da un pezzo. Fate in modo voialtri che almeno abbiamo un'armata.....
Saluta Paul, e se vai mai a Niccolosi, salutami il mio amico Gemellaro, e ti do la mia santa benedizione Mo d'AzBGXio.2)
Son quindi proprio gli eventi politici del 1861-62 e le disgrazie famigliari a indurre l'Azeglio, che si riconosceva da sé come esemplare tipico della razza dei Bastimi Contrari, a cercare sempre più motivo di conforto
') Cfr, con Miei ricordi, p. 293: E siccome, more romano, si chiama averne molto, lo spendere tutta l'entrata, senza metter da parte un quattrino, pur di non far debiti, in questa famiglia la dote delle figlio si può dire è zero. Appena si dà loro l'acconcio: il giorno poi che il capo di casa viene a mancare, tutto rovina come un castello di carte; e dal lusso si passa, senza transizione, alle strettezze, e bene spesso alla miseria.
M A Stefano Pacetti; inedita, in M. C. R., Roma. Più tardi, il 23 marzo, scriverà allo stesso: Bice, che è restata con pochetti, è saltata a pie pari nella vita amministrativa. Sognale spese, rivede! conti, smorza e abbassa lo lampade ecc;,eòei : HÈMTO Bel progresso, e m'induce a diminuire la mia ripugnanza a Roma capitale. Pero, sarà meglio non far subito il trasporto *>.