Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno
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1947
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pagina
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Come sono nati I miei ricordi1 185
accennate.l) Nel ripensate alle ultime vicende italiane e nel chiarire agli amici perchè non avrebbe mai potuto, dopo le Questioni urgenti, capeggiare o far parte d'un Ministero, veniva chiarendo a sé ed agli altri l'idea che era, adesso più che mai, per lui fondamentale, senza averne ancora trovato, però, il modo della applicazione pratica, come confidava al Matteucci: Condurre di pari passo l'educazione morale e l'intellettuale. Per questo avrebbe desiderato che il Governo si fosse occupato più dell'educazione pubblica che dell'istruzione. S'insegna lettere, diritto, scienze esatte ecc., ma ad esser uomo di carattere fermo, onesto, elevato nessuno v'insegna. Mi direte: per questo c'è il catechismo . Concedo. Ma le sue grandi e vere conseguenze pratiche chi le ha insegnate sin qui ? S'è molto insegnato, ai popoli in specie, a presentare l'altra guancia per ricevere una seconda scoppola: ma della libertà, dell'eguaglianza cristiana, delle idee di giustizia, di sagrifìcio, di carità che ne derivano, applicate alla tutela del diritto comune, mi pare che i catechisti n'hanno parlato poco. Del nasce te ipsum, formula pagana di quell'umiltà cristiana che non ha che fare colla viltà, chi ne discorre mai? E cosi vediamo venir su quella generazione prosuntuosa di giovani, che diventati uomini, non so che cosa sapranno fare. Ed ecco il suo porro unum: per formare solidamente l'Italia, certo ci voglion soldati, deputati, amministratori, finanzieri, ecc., ma prima di tutto bisogna creare uomini, e gli uomini si fanno con un'educazione forte e severa, avvezzando i ragazzi a ubbidire, riconoscendo la propria inferiorità, e non fabbricando dei dottor ini che si credono il mondo d'averlo fatto loro.*) Carattere, serietà, rettitudine, andava invocando per la vita pubblica e la privata (si vedano le lettere pedagogiche alla figlia Rina), doti che gli parevano più salde che altrove nei Piemontesi. Povero Gianduia, dopo che si è levato la pelle per la fratelleria, gli hanno data la pala al e e amen. E non me ne lamento, se non perchè il carattere e il temperamento di Gianduia non è ancora tempo di gettarli fra' ferri vecchi. aJ
1) La sfidrieia negli uomini politici lo inclina ora ad una maggiore fiducia Ventole il popolo vero, quello che non va in piazza a urlare dietro gli speculatori, quello che aveva saputo drizzare le gambe alla pace di Vìllafranca, a G-.Bar-bèra, 17 giugno 1861, Ricci, Scritti postumi, cit., p. 508 (e lo stesso aveva scritto al Torelli, il 14, W op. cit., p. 132).
4) BIANCHI, o/>. cit.t p. 511. Qui si riscontra sull'autografo della Biblioteca comunale di Reggio Emilia,
3) Al nipote Emanuele, 2 luglio, BIANCHI, Lettore, ctt., p. 310. Dopo le grandi rivoluzioni gli scriveva diciotto giorni più tardi - - tutti i paesi cadono per un certo tempo in mano delle mediocrità e degli imbroglioni. E, rifacendosi all'esempio inglese dopo il 1688, prevedeva pessimisticamente: dunque noi, ad andar bene, saremo birbi e imbroglioni per quasi un secolo, ivi, pp. 311-312. Cfir. con
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