Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno <1947>   pagina <186>
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Alberto M. GhisaJberti
Di questo suo amore, di questa sua fede nelle salde doti dei suoi compatrioti è continua e fervida la testimonianza nell'Azeglio: lo ho sempre amata scriveva al marchese Emanuele di Rorà, sindaco di Torino ed avuta in pregio la mia città nativa; ma il contegno ed i modi tenuti da' miei concittadini nelle varie vicende che ebbero da attra­versare da parecchi amii in qua, le civili qualità che mostrarono ne' mo­menti più difficili; la loro fortezza ne* mali (nudo assuetus Ligus, come dicevano gli antichi) quanto nei sacrificio al bene di tutti, ed infine quella loro magnifica indifferenza all'ingratitudine degli uomini; questa qualità, dico, hanno tanto aumentata la mia stima ed il mio affetto alla città di Torino, che mi struggevo di potertene dare qualche attestato.
Il tormentoso 1862 lo intristisce e Io esaspera sempre più, con la sua sequela di guai pubblici e di sventure domestiche. Gli affari pub­blici non vanno meglio de' miei privati. La povera Italia è fuori que­stione. C'è ben altro da pensare che all'Italia! C'è da pensare ai porta­fogli ed agli impieghi: e non ho mai visto un tale vespaio d'intriganti e d'imbroglioni, piovuti qui [a Torino] da ogni parte d'Italia ! Non vedo l'ora che Torino non sia più capitale. Potremo almeno vivere tra noi e starcene tranquilli).2)
Per fortuna, a distrarlo in quella che sarà fra le più tristi epoche della mia vita, come la definirà in una lettera alla moglie, sopravveniva la compagnia dell'amatissimo nipote Emanuele, accorso a rendere gli ultimi onori a suo padre.
Da lui l'Azeglio ebbe notizie e carte sul padre e sulla madre, segna­tamente la biografia materna del marchese Cesare, che fu l'incentivo immediato (la determinante occasionale, come ha scritto il De Rubris) a stendere le proprie memorie per inserirvela, in modo che quella nobile figura non rimanesse più oltre ignorata. E con quella del padre l'altra della madre e l'ambiente vecchio di casa e Torino e il Piemonte della sua giovinezza e tutta quella selva di ritratti a pieno rilievo che dovevano fare, almeno nelle prime intenzioni dell'autore, dei Miei ricordi una
quanto scriveva allo Sclopis il 25 agosto:Allegri dunque. Nel 1961 l'Italia sarà gnidata da grandi ingegni, grandi caratteri e saremo veramente liberi, persino di scrivere lettere a Mattencd, F. PATBTTA, Iettare di M. (VA. a Federico Sclopis, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, voi- LVIII (1922-23), pp. 434-435, e al Minghetti il 23 giugno 1862, vedi L. Lrpr-AKim, Minghetti, Bologna,
1940, voi. II p. 289.
i) 24 aprile 1862; inedita, Torino, Museo Nazionale del Risorgimento.
z) A Teresa Targioni Toszefcti, 8 dicembre, DE RUBHIB, Confidenze cit., pp. 263-264.