Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno
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1947
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pagina
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190
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190 Alberto M. Ghisàlberti
contenuti in questo libro, potessero avere per effetto di contribuire a formare un solo bel carattere, io Crederei aver reso un gran servizio al mio paese, poiché se è vero, come dice il proverbio, che un passo ne fa cento (e grandi esempi ne vediamo tuttodì), è vero altrettanto che anche un alto e forte carattere può farne cento e mille, e dare vita, calore, e, per dir così, intonazione più. degna e più generosa per anni ed anni ad un intero paese. Ma il suo naturale gusto di scrittore gli fece più d'una volta dimenticare gli intenti moralistici per darci colorite descrizioni di paesi, di folle e di individui, gustose rievocazioni di gesta personali e d'altrui. E non è da dire che il libro ci scapiti. Ho già dato altrove notizia dei primi mesi di lavoro dell'Azeglio attorno alle sue memorie, e non è qui il caso di ripetere quanto ho detto allora, desumendolo dalle lettere al Rendu, al nipote Emanuele, al Torelli, alla Targioni Tozzetti, al Pantaleoni, al Persano, allo Sclopis. 1) La gioiosa facilità dello scrivere e gli incoraggiamenti degli amici, primo fra tutti il prevosto Ratti, autore poco seguito di saggi rilievi e di critiche serene, 2) lo inducevano a concretare quel che aveva pensato fin dall'inizio dell'opera se, come riteniamo, è da attribuire al marzo 1863 la lettera al Torelli data dal Paoli a p. 157 della sua raccolta , di accordarsi con un editore. Quel suo scrivere a diluvio e i buoni effetti dell'aria di Cannerò, che lo spingevano a chiedere al Torelli sempre nuove risme di carta, insieme alle pressioni di chi gli faceva prevedere un incontro superiore al Fieramosca, avevano l'effetto di non renderlo insensibile agli allettamenti editoriali. A fine settembre 1863 il primo dei tre volumi previsti era compiuto e l'Azeglio poteva guardare con qualche orgoglio alle 404 grandi pagine scritte dal febbraio ad allora, che lo confermavano nella sua aspirazione di potere ancora essere utile. Se dapprima aveva pensato a qualche stampatore di Torino pel comodo della revisione delle bozze e alla Targioni aveva scritto a mezzo luglio che di pubblicazione finché non sia finita l'opera non se he discorre, in realtà, nell'agosto dava al sor Gaspero i primi precisi affidamenti in caso di edizione: persisto sempre nell'idea medesima di compiere il lavoro, di pubblicarlo e di scorticar lei il più che sia possibile. E a mezzo settembre non escludeva con l'amico editore, come appare dalla lettera che qui BÌ pubblica, di poter far stampare i tre volumi in maggio, luglio e settembre del 1864, pur senza prenderne l'impegno positivo, perchè, come infatti s'avverò, la salute o la Musa potevan fargli
J) GHISALBEBTI, Intorno al testo, cit., pp. 193-195.
a> Per le critiche del Ratti, GBISALBBUTI, op. ciu pp. 195-197.