Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno <1947>   pagina <194>
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194 Alberto M. GMsalberti
Disgustato sempre più della politica (anche la lettera Agli elettori) del giugno, non era valsa ad attrarre su di lui le simpatie d'un tempo), la stesura dei Miei ricordi tornava ad essere la sua occupazione prin­cipale di scrittore. Io sono logoro, e non posso lavorare molto. Quel poco che posso confidava al De Gubernatis lo dedico ad un'opera di lunga lena, che destinerei a rappresentare il mio addio, e che quindi vorrei finire. Quando s'è vicini ai settanta, la prudenza insegna a non divagarsi troppo, se si ha qualche cosa da terminare.l)
In quello scorcio d'anno gli pareva, se fosse stato bene e non gli fosse venuta in capo qualche diavoleria, di poter condurre per il marzo o l'aprile dell'anno seguente la narrazione delle sue gesta fino al 1845. Ma, mentre col Barbèra, non escludeva la possibilità, se Dio gli concedeva vita, di fare anche il resto, al nipote Emanuele, dando notizia della sua intenzione di pubblicare per maggio due volumi fino a quella data faceva presente che, quanto al seguito, occorreva andare con più rifles­sione, e pur troppo il più bello non si potrà dire. 2)
Proprio alla fine della vita il desiderio di condurre a termine l'opera s'era fatto in lui più imperioso e, ci par di notare, con un ritorno più deciso a quella prima idea del libro educativo, della galleria esemplare, dalla quale in qualche modo s'era scostato col racconto degli anni romani.
Penso realmente a pubblicare due volumi delle mie memorie, che intitolo: Ricordi per modestia. Mi si dice, da chi li ha visti (e qui sparisce la modestia), che faranno furore. E siccome me l'ha detto il mio editore che deve pagarmi il mano­scritto (somma da fissarsi), quasi inclino a crederlo. Del resto, non credere che il mio scopo sia stato informare il pubblico di tutte le e... che ho fatto in vita mia. Le mie vicende sono un pretesto per parlare un po' di tutto e un po' di tutti. Siccome poi nei 22 milioni d'Italiani, 17 non sanno né leggere, né scrivere, no agire da galantuomo, siccome gli altri cinque sono ignoranti come rape e bisogna cominciar con loro coll'idea del fas et nefas, imprimendola, se si può nella loro zucca; siccome a rifare un libro de officiis nessuno lo leggerebbe, cosi ho trovato questo nuovo genere (e domanderò il brevetto d'invenzione) di fare il catechismo sotto forma di tante storielle che, ae non altro, spero ai lasceranno leggere.3)
*) 5 ottobre 1865, A. DE GUBERNATIS, Fibra. Pagine di ricordi, Roma, 1900. p. 257. E d'avere ormai ripreso, con l'intenzione di cavarsene fuori, i Miei ricordi scrìveva alla Targioni Tozzetti il 16 ottobre, DE RUBBIS, Confidenze, cit., p. 325.
2) Al Barbèra* 12 novembre 1865, in Annali bibliografici, cit., p. 196; al nipote Emanuele, metà novembre, BIANCHI, Lettere, cit., pp. 377-378, ove è errata la indi­cazione 1849 per 1845. Anche al Benda diceva d'esser dietro alla sue memorie qui m'amusent à écrire, ila uuront toujours a ni use quclqu'un, E. BENDU, L'Italia de 1847 à 1865. Correspondonce politique de M. d'A., Parigi, 1867, p. 323 (15 novem­bre), e alla contessa Carmelita di Caatellengo tre giorni dopo confermava l'inten­zione di voler dar fuori due volumi per maggio, DE RUBBIS, Genesi, cit., p. 416.
3) Al nipote Emanuele, fine novembre 1865, BIANCHI, lettere, cit,, pp, 379-380.