Rassegna storica del Risorgimento
TOSCANA ; CAPECE MINUTOLO DI CANOSA ANTONIO
anno
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1947
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pagina
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206
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206
Achilia De Rubertis
Niccolò Viviani, il 28 loglio 1817, informava il presidente del Buon Governo Aurelio Puccini:
So che a qualche suo amico il Principe di Canosa ha confidato il motivo per cui egli pure fu allontanato da Napoli. Eccolo: Il Re gli dimandò se credeva che i suoi sudditi fossero contenti di lui e lo amossero, al che egli francamente rispose di no. Come risposo S. M. se Don Luigi Medici Principe d'Ottaiano e mio Segretario di Stalo mi assicura tutto il contrario? Canosa in metto alle sue supposizioni dimostrò forse qualche verità che colpì il Re, il quale si turbò, e lo congedò. Il giorno dopo S, M. adunò il Consiglio, e vi fece improvvisamente intervenire il Principe di Canosa, a cui diresse queste parole: Io dimando a voi che mi parliate con la stessa franchezza con la quale mi parlaste ieri. I miei sudditi sono contenti di me, mi amano o no? Canosa restò molto sconcertato da questa dimanda fattali in pieno Consiglio, ma impegnato dall'onore a non barattar parole, confermò Quello che aveva detto il giorno precedente.. Allora il Re si rivolse al Segretario di Stato, e disse: Voi dunque m'avete ingannato fin'ora, dandomi a credere tutto l'opposto di ciò che dice Canosa? n. Qui cominciò una forte alt creazione fra il Segretario di Stato e Canosa, e la cosa andò tanto ovanti che il Re fu obbligalo a imporre silenzio, a sciogliere il Consiglio e congedarlo. Due giorni dopo fu intimalo al Principe di Canosa d'allontanarsi da Napoli e da tutto il Regno, avverandosi così il trito proverbio che dice che li stracci vanno all'aria.
Il Viviani ebbe occasione d'occuparsi del Canosa, perchè questi aveva scelto come terra d'esilio, confondendosi coi suoi perseguitati, proprio la regione eh' era considerata il refugium pecca torum dei liberali degli altri Stati d'Italia: la Toscana e particolarmente Pisa.1) Qui aveva pur tentato d'ottenere l'approvazione della stampa d'un suo libro contenente alcune Osservazioni politiche.2)
Avendo, per le notizie a accortamente procuratesi, concepito della diffidenza sulle vedute di tal pubblicazione e sulle materie delicatissime che si prendevano a trattare dal Canosa, il quale sembrava aver dell'amarezza col Governo di Napoli, U governatore credè opportuno far avvertire riservatamente i due regi censori Carlo Magroni e Cesare Malanima che si astenessero dalla revisione dello scritto del Canosa, insinuando di dire, in caso d'insistenza di questo.
J) Da Livorno (dove aveva fissato domicilio nell'ottobre 1816); cioè da una città poco adatta al suo genere dì vita, passò nell'aprile 1817, nella tranquilla città di Pisa: W. MATURI, op. cit., p. 137.
2) Secondo l'ultima redazione, aveva il titolo: Perchè il Sacerdozio dei nostri tempi, e la moderna nobiltà dimostrati non siansi egualmente generosi, ed interessati come gli antichi per la causa della monarchia e dei Re. Epistola del PRINCIPE DI CANOSA al sacerdote secolare don Pasquale Panvini, seguita da LÌV dissertazioni, che servono di annotazione, che dilucidano, e rischiarano le materie religioso-politiche contenute in essa. 11 manoscritto finì col diventare un enorme zibaldone in tre grossi tomi in folio di pp. 2920 in colonna con a fianco i titoli dei paragrafi e copiose aggiunte. Donato dal Canosa al bali Cosimo Andrea Sanminialelli nell'aprile 1834, fu da questo a sua volta donato 1*11 luglio 1834 olla Biblioteca Estense di Modena, dove attualmente si conserva Unti redazione meno voluminosa, tutta copiata di propria mano dal Canosa nel marzo 1820, si trova nella Biblioteca Labronica di Livorno; W. MATURI, op. cit., p. 137,