Rassegna storica del Risorgimento

TOSCANA ; CAPECE MINUTOLO DI CANOSA ANTONIO
anno <1947>   pagina <209>
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Una disavvùntura del principe di Canosa in Toscana 209
. Persuaso che l'indugio del censore dipendeva dalla sua infermità e speran­done ancora un giudizio favorevole, frenò il Canosa la troppa impazienza e, più remissivamente, gli scrisse di nuovo:
R.mo Padre Sig.re e Padrone Colendissimo
Fui realmente informato ch'Ella trovavasi poco bene in salute e tormentato da podagra. Passato per altro molto tempo, supposi essersi Ella ristabilito* ed al caso di avere potuto distendere un giudizio che mi augurava favorevole. Sono intanto dispiaciuto moltissimo nel sentire la pertinacia del suo male, considerabile fino al segno di averi*impedito di applicare. Rispondendo intanto a quello favorisce dirmi circa la mia opera. Ella ben comprende quale sia il mio oggetto: stamparla al piò presto possibile, e ciò sia ih un modo, sia neUraltro. Siccome pare intanto che abbia Ella disteso il suo parere, e questo essere sulle mosse d'inviarlo al Presidente del Buon Governo, cosi io aspetterò, giacchi a me piace di avere o una licenza d'impri­merla, o un divieto. La prima accrediterebbe la mia persona calunniata ingiusta­mente, il secondo la massima dell'opera, e del tempo. Senza infatti uno di questi due oggetti non mi sarei tormentato di recarmi in Firenze, non avrei incomodato alcuno, ma avrei mandato direttamente a stampare il manoscritto in tanti paesi ove è una maggiore indulgenza per la stampa. Io sono poco politico, nulla misterioso, e le comu­nico il mio cuore cotta massima ingenuità. Se dicesi: la massima non è contraria ai doveri di cristiano, e di buon cittadino: dunque si stampi, sarò contentissimo; se dicesi: la massima è contraria alla Religione, o alla Sovranità, sarò egualmente soddisfatto. Credo non poterci essere un autore ed un uomo insieme più discreto, e ragionevole.
Scusi intanto questa seconda molestia. Ella conosce tali cose, quindi mi compa­tirà. Mi procuri il bene di poterla servire in qualche cosa di cui volesse mai onorarmi, e mi creda con quella pienezza di rispettosa stima con la quale passo a ripetermi
Della Reverenza Sua
Aff.o Ob.mo Servo Pisa ai 21 di Novembre del 1817. Jl Principe di Canosa.
R.mo Padre Mauro Bernardini delle S. P. Regio Revisore. - Firenze.
Il Bernardini, il 25 novembre, dopo nuove scuse del suo ritardo a rispondere e desideroso anche lui di liberarsi da questa noiosa faccenda, s'affrettò ad espone le seguenti Ubere e forse imprudenti riflessioni, di cui il principe farebbe quel conto che credesse:
Comincio dal dispiacere di doverle dire essermi preso la libertà di sospendere la presentazione del mio parere, come Censore Rcgio,intorno alla di Lei opera. Trat­tando con personaggio distinto che mostra una franchezza non minore delVesten-sione di sue cognizioni ho creduto cosa non irragionevole di esporli con pari fran­chezza e candore il mio particolare e privato sentimento. Io non sono in questo mo­mento Censore, non ho mire politiche che mi determinano; suppongo alla luce la di Lei opera, la leggo scevro di qualunque,prevenzione, ne giudico come potrebbe giudi­carne, qualunque altro ni dotto nò affatto ignorante. Io sono al frontespizio, leggo il titolo, vi rifletto sopra, mi porto col peniero sulle passate vicende, vedo di quelle il vario tenore rapporto alla dimostrazione per Lei affermativa del trattato argomento
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