Rassegna storica del Risorgimento

TOSCANA ; CAPECE MINUTOLO DI CANOSA ANTONIO
anno <1947>   pagina <211>
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Una disavventura del prìncipe di Canosa in Toscana 211
per quanto EUa dita saggiamente in parte, per tanto nella generalità iella massima e in errore. Io nella mia opera ho fatto bene Veccezione per la Spagna, e (profittando dei suoi lumi) non sarò che pieghevolissimo per aggiungere un'altra nota la quale renda giustizia e lode a tanti virtuosi ecclesiastici e putristi francesi. Per quello poi riguardi la massima in generale i fatti dimostrano che la ragione sta dal mio lato. La politica ha i suoi teoremi come ogni altra scienza umana, e taluni di questi sono in* concussi. La plebe {egli ne è questo uno) nulla pud fare senza l'appoggio della nobiltà; come la nobiltà non potrà fare mai una rivoluzione senza il popolo: Sirie rectore praeccps, pavida, socors. nil ausura plebe, principibus amotis. *) Il popolo e la plebe produrrà forti tumulti: lussureggerà per giorni contro il Governo, ma non può prendere una forma di stabilità come abbiamo con dolore veduto in Francia senso il soccorso di quella nobiltà che gli stessi autori francesi conobbero fedifraga alla Monarchia. Nullum tam vastum freturn et procellosum tantos del fluctus quantos multitudo motus habet; utique si brevi duratura liberiate luxuriat . La massima dunque in generale è vera; gran parte della nobiltà fu corrotta, altra vile ed inoperosa, e ciò sebbene molli furono eroi. Ancora nella corrottissima Italia questi esempii si sono dati, ma la bilancia è preponderante dalla parte degli amici del disordine. Ad ogni modo io la ringrazio moltissimo dei lumi che mi ha comunicati; di questi ne farò tutto il possibile capitale, e sarò docilissimo ad accrescere altre note alla mia opera. Fin qui all'amico ed al letterato; ora mi rivolto al Revisore e lo prego per quanto so e posso onde al pia presto possibile mi faccia dare un giudizio definitiva sia questo di approvazione sia di disapprovazione. Ella vede benissimo che anco-racchè io avessi avanzate talune cose non vere, ciò nulla avrebbe che fare con la per­missione di stampare. Quanti infatti stampano bestialità dell'ottanta? non perciò puoss'impedire la stampa e specialmente nell'Attica dell'Italia: ma io sono per altro più-discreto, si credano i miei sbagli criminosi, e mi si dica: la stampa resta proibita; ma ciò mi si dica presto, avendo tutto l'impegno per il disbrigo.
Scusi in grazia la mia molestia. Mi onori di altri suoi comandi, e mi creda pieno della pia rispettosa stima
Tf ** o . nr i J tnirr Aff.o Ob.mo Servitore
Pisa ai 28 di Novembre del 1817 ., , . ,
Il Principe ai Canosa.
Al Rev.o Padre Mauro Bernardini delle S. P. Regio Revisore - Firenze.
Aveva mille ragioni di pretendere che si facesse presto; ma il censore, col pretesto della podagra, in realtà per una tattica speciale adottata, temporeggiava: sicché, scappatagli la pazienza, il 20 dicembre il Canosa fini col pregarlo della restituzione del manoscritto, dispensandolo da ogn'altro disturbo per causa sua:
R.mo Padre Sig.re e Padrone Col.o
E qualche tempo che sono stato in aspettativa di suo riscontro all'ultima mia. Con mio positivo rincrescimento ho per altro saputo che la di lei salute non era per­fetta. Attribuisco a questa dolorosa causa il vedere tuttora la mia opera nello stato

due paesi di Tacito: Ipsi, ut est vulgus sine rectore praeccps, s, adventante Civile, raptis temere armi, ac statini omissis, in ir. (Le Storie, libro IV, cap* 3XXVOT)'j Suasit Varo nt se et
) Collega dui pavidum, socors,
fugam vertuntUTa* ue wi **usu *, t., .aira.nti/, "" T* *- *? Arminium et ceteros prò corea vincerci; nil ausurarn plebem principibus amotis (Gli Annali, 1.1 cap. LV).