Rassegna storica del Risorgimento
TOSCANA ; CAPECE MINUTOLO DI CANOSA ANTONIO
anno
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1947
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pagina
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213
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Uno disavventura del principe di Canosa in Toscana 2-13
Del resto* esso potava facilmente stamparsi a poche miglia da Pisa* flotta la protezione doliti sorella del re di Spagna.
Ma il p. Mauro e il Puccini poterono togliersi d'imbarazzo, che quegli riuscì pienamente nel piano che s'era proposto* di scoraggirc il Canosa dal pubblicare in Toscana la sua opera. !) Il censore gli avrà scritto che le proprie condizioni di salute non gli avevano ancora permesso di compilare la relazione richiesta dal presidente del Buon Governo; del ohe il povero autore sembrò contento* avendo replicato il 26 dicembre che ciò era andato benissimo e che gli BÌ poteva quindi restituire il manoscritto, tanto più. che avrebbe voluto correggerlo e rifonderne la materia-:
R.mo Padre Sig.re Padrone Col.o
Accuso di avere ricevuto la sua lettera responsiva alla mia. Scuserà se non rabbia riscontrato a posta corrente avendomelo impedito un premuroso affare. Convengo benissimo che la sua salute non gli ha permesso di cavare fuori il suo giudizio circa la mia opera. Io però non intendo ulteriormente darla alla luce nel modo come si trova. Io infatti scrissi volando, e dettando questa mia qualunque siasi letteraria faliga. Tutto il mondo sapendo il tempo materiale che vi aveva impiegato, ed il modo come Vaveva cacciata fuori avrebbe molto compatito le varie mancanze, che in essa si ravvisano. Non avverrebbe ciò adesso che son passati più mesi. In questo spazio ho avuto ancora occasione di ricordarmi molte cose, e di acquistare ulteriori notizie. Queste tutte intendo aggiungerle al mio immaturo parto, come intendo riformarne ancora in molte parti lo stile. Ancoracchè volessi dunque stamparla in Toscana dopo la sua approvazione, dovuto avrei mandargli di bel nuovo la mia opera riformata, aggiunta, rimpastata. Ella avrebbe dunque sofferta una pena ulteriore. È dunque andato benissimo ch'Ella non aveva ancora dato al Governo il suo giudizio, e quindi [potrà] restituirmi il manoscritto che non dal Governo, ma dalle mie mani ha ricevuto in amicizia e confidenza. Non so se mi crederebbe ardito se gli chiedessi riservatamente quale sarebbe stato il parere, che ne avrebbe dato. Se crederà ciò non convenirgli, non se ne parli più. Sia sicuro che io non muterò mai l'essenziale dei miei sentimenti, ma soltanto (come le dissi) sarei stato docile alla sola riforma di qualche
*) Ciò ebe il Canosa supponeva: che la Corte di Napoli avesse infinito su quella di Firenze nella revisione del suo lavoro, era ben fondato: il ministro degli affari Esteri, marchese di Circello, lo invitò ad astenersi da tale pubblicazione; e, poiché egli continuava a farne un mistero, all'incaricato d'affari napoletano a Firenze, Giuseppe Coppctti, fu ordinato di fare impedire la stampa in Toscana. Non avendo quivi potuto conseguire il suo intento, il Canosa tentò di pubblicare l'opera nel ducato di Lucca; ed era riuscito ad ottenerne Vimprimatur in data 13 febbraio 1819, quando la Gazzetta letteraria di Londra del 18 settembre 1819 lo provocò ad una polemica più diretta, perchè involgeva la difesa della sua fama, di cui era gelosissimo.
Si ha notizia anche d'un tentativo di far impedire la pubblicazione a Lucca, fatto nel 1818 dall'inviato spegnitoio a Firenze* cav. Bouligny. Eppure dall'autore era stata mandata copia del manoscritto, perche ne prendessero visione, così al re di Napoli come a quello di Spagna. Il primo lo aveva avvertito, nel luglio 1817, che desiderava conoscere il contenuto dell'opera* e gli aveva prescritto di non darla in luce se prima non avesse ottenuto il ano permesso: W. JMÀ'ÌX>BI, op. cit.,. pp. 139 sg.