Rassegna storica del Risorgimento

"SICILIA (LA) NEL RISORGIMENTO ITALIANO"; GIORNALISMO
anno <1947>   pagina <258>
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258 Libri e periodici
Una polemica antilluministica che è ben costante: su un piano pedagogico è nettamente antirousscauiana: non mi piace neanche l'attuale moda secondo Rousseau che vorrebbe fare di ogni bambino un contadino ella scrive al conte Mercy d'Argenteau. In realtà presentiva la tempesta che si stava addensando ad opera dei lumi: sembra scriveva alla figlia Maria Antonietta regina di Francia, il 2 giugno 1775,che dovunque si diffonda lo spirito della rivolta; questi dunque sono i frutti del nostro secolo illuminato? Spesso non posso fare a meno di gémere, perchè la corruzione dei costumi, la indifferenza di fronte a Dio e ai suoi comandamenti, la dissolutezza sono colpa di tutto.
Ma, nonostante tutto, è anch'essa figlia dei suoi tempi: alla contessa Ler-chenfeld che stava educando due sue figliuole inculcava : non bisogna tollerare che la medesima [la Giuseppina] abbia paura di niente, né di temporali, né del fuoco, o di spiriti o streghe o di altre stupidaggini, anche al servizio non bisognerà permettere simili discorsi, né di raccontare storie paurose. Al conte Rosenberg, nelle istruzioni per Parma, compendiava il suo credo risolutivo del rapporto coeur-raisoninon limitarsi a commuovere solo ed unicamente il cuore nell'educazione* della figlia Amalia ma costringendo la sua ragione a riflettere.
FRANCESCO BRANCATO, Il Caracciolo e il suo tentativo di riforme in Sicilia; Palermo, Palumbo, 1946, in 8, pp. 272. L. 350.
Con una ampia esplorazione archivistica Francesco Brancato riaffronta il problema delle riforme caraccioliane, dopo i ben noti e fondamentali lavori del Pontieri. E al lavoro del Pontieri sul tramonto del baronaggio siciliano guarda assai spesso il Bzancato, anche se tenta di inserire il riformismo caracciotiano in una particolare zona della società siciliana settecentesca orientata secondo la propria educazione filoilluministica verso un rinnovamento politico ed economico-sociale di schietto sapore antifeudale.
Il fervido lavoro del Brancato si inizia con l'opera diplomatica esplicata dal Caracciolo a Torino, a Londra e infine a Parigi, dove il Caracciolo raffina, nella colta e spregiudicata società, la sua iniziale preparazione illuministica: a Parigi rafforza la sua concezione politica ccclesiastico-giurisdizionalista, il suo spirito pacifista cosciente delle gioie di vivere, il suo amore per il progresso sociale.
Quando il Caracciolo è nominato Viceré in Sicilia, egli non trova nell'isola il vuoto assoluto, ma un gruppo di uomini pensosi delle sorti dell'industria e del commercio dell'isola (il Brancato deve riconoscere però che manca in Sicilia quello che si dice un vero e proprio movimento riformatore con caratteri e tendenze ben definite; abbiamo piuttosto il pullulare qua e là di figure isolate: cosa che, se piega il fallimento del Caracciolo, non giustifica l'assoluto inserimento delle riforme caraccioliane in un movimento illuministico isolano ).
Il Brancato segue passo passo la vasta e complessa opera del Viceré, nel­l'Urna Iza re il prestigio viceregio, nel combattere il curialismo - lotta culminante' nell'abolizione del Sant'Uffizio -, nel progettare il piano di un nuovo catasto cosi fieramente avversato dai Baroni * nel rafforzare l'autorità dello Stato, nel promuovere lavori pubblici, nel sollecitare la vita agricola (ad cs. con nuove forme di contratti agrari), nel mantenersi aderente alla realtà nei problemi economici. Nota come dalle teorie liberiste, che gli avevano fatto affermare che tra il produttore e il consumatore deve esservi soltanto la mano inter­media del negoziante e che il Governo assumerebbe un peso enorme mischiandosi dell'annona, perone ti ritira il mercante che non vuole disputare contro le Autorità, e perché derivano vari inconvenienti, il ridìcolo del Governo, la carestia, reale