Rassegna storica del Risorgimento

"SICILIA (LA) NEL RISORGIMENTO ITALIANO"; GIORNALISMO
anno <1947>   pagina <261>
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Libri e periodici 261
L'esperimento costituzionale dei governi moderati del Mnmiani, del Fab­bri, del Rossi, conclusosi tragicamente con l'assassinio del Rossi medesimo il 15 novembre del 1848 e con la fuga di Pio IX a Gaeta, aveva aperta la via, in Roma, a na periodo caotico e agitatissimo, tale da permettere i più audaci ten­tativi di nuovi regimi. I reazionari (alti funzionari, alto clero, ricebi possidenti) fuggono sulle tracce del Papa, i moderati svelano la loro impotenza a dirigere una situazione cosi eccezionale, i democratici esaltati, invece, con straordinaria energia afferrano Piniziativa e, nel giro di poche settimane, conducono lo Stato romano a proclamare la Costituente, la quale dà, il 9 febbraio, la Repubblica. La rapidità degli avvenimenti e la portata dei rivolgimenti, stupiscono e sorpren­dono i contemporanei, pur cosi abituati ormai ai molteplici drammi succedutisi sulla scena europea nell'anno dei portenti.
Ma ciò che più colpisce i reazionari e gli stessi moderati di tutta Europa è, oltre all'audacia del rinnovamento repubblicano, la vastità e la profondità della rivoluzione sociale, a cui la Costituente romana dà coraggiosamente ed energi­camente l'avvio. Quasi incuranti del tremendo uragano ebe le potenze legittimi­stiche stanno per scatenare sull'incauta ribelle al Pontefice, i legislatori di Roma affondano i ferri chirurgici nella cancrena vergognosa della struttura politica e sociale dello Stato della Chiesa. Sebbene per certi lati le leggi, che essi elaborano, non superino quelle già altrove specialmente in Francia emanate, tuttavia ne nasce una spinta rivoluzionaria assai più forte, poiché esse si applicano ad una situazione molto più arretrata.
Ridotti alla più squallida miseria e quindi in preda alla fame e alla delin­quenza, i proletari delle campagne e delle città trovano nella media e piccola bor­ghesia degli industriali, dei commercianti, dei mercanti di campagna, dei botte­gai, degli intellettuali, il valido sostegno, che traduce in norme giuridiche, per mezzo dei deputati alla Costituente, le loro aspirazioni e i loro bisogni.
L'abolizione dei fidecommessi, del divieto d'interesse, dei privilegi giurisdi­zionali del clero, già adottata in molti stati, è segno di notevole audacia nel più arretrato paese d'Europa, quale è appunto quello governato da un clero ipocrita, egoista, stupido, imbecille come dice, con qualche esagerazione, un documento del tempo che col manto dell'abusata religione ricopre il più sozzo interesse, la sete del comando e le più turpi iniquità. Ma la Costituzione elaborata e appro­vata, dopo lunghe e profonde discussioni, il 1 luglio del 1849, proprio alla vigilia del tragico crepuscolo dell'epica difesa dei sette colli, contiene articoli di portata veramente rivoluzionaria anche nei riguardi dello stadio sociale delle altre nazioni.
Dopo aver incamerato i beni ecclesiastici ed averli distribuiti in piccoli lotti ai contadini, la Repubblica romana proclama la libertà d'insegnamento e aboli­sce con un provvedimento squisitamente socialista qualunque tassa per il conseguimento dei gradi accademici definendola una vera multa sull'in­gegno, e ribadisce il concetto dell'aconfessionalità dello Stato. Se la religione cattolica afferma il Saliceti nella seduta del 17 giugno 1849, e par di sentire Veco di tante discussioni odierne dovesse essere dichiarata religione dello Stato, mentre voi avete abolito il governo teocratico, in quell'espressione la teocrazia rivivrebbe completamente, perchè dichiarare la religione cattolica, religione dello Stato, significa o far lo Stato servo della religione, o la religione serva dello Stato.
Vento ito anni prima che nella legislazione del regno d'Italia, viene abolito l'arresto personale per debiti in materia civile e commerciale; si prendono provve­dimenti contro la disoccupazione mediante l'appalto di lavori pubblici; si istituisce: un podere* modello ; si inizia una vasta politica finanziaria per superare la crisi economico e monetaria; si adotta misura audacissima il suffragio universale.
Non era certo, in sostanza, nò socialismo uè comunismo, come affer­mavano con quel tipico timore dei rossi che si riscontra in tutti gli scritti del