Rassegna storica del Risorgimento
"SICILIA (LA) NEL RISORGIMENTO ITALIANO"; GIORNALISMO
anno
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1947
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pagina
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269
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Libri e periodici 269
della vita, perchè allora la sua fu azione di diplomatico ufficioso, ci pare che il racconto di avvenimenti troppo noti, specie agli inizi del volume, appesantisce, malgrado l'abilità stilistica del Caprili, la lettura. Ed anche il non mettere note esplicative o citazioni di fonti sarebbe stato meglio giustificato in una biografia più leggera. Abbiamo l'impressione che il materiale inedito di notevole valore che l'autore pur conosce, non sia stato abbastanza sfruttato; ed altre cose si sarebbero potute trovare, specie in Italia, nei Musei del Risorgimento e negli Archivi di Stato. A Roma esistono documenti che riguardano la liberazione dei condannati politici napoletani fra le carte di Jessie White Mario; le polizie, specie quella austriaca e quella borbonica, non potevano certo disinteressarsi di questo inglese .. troppo italiano. Forse si sarebbe potuto anche meglio studiare l'atteggiamento del Panizzi di fronte agli esuli mazziniani in Inghilterra, argomento che non mi pare approfondito, anche a giudicare da alcuni errori nella scrittura stessa dei nomi degli Inglesi che erano nel circolo dell'Apostolo, come Duncombc e Stansfeld.
Va però sempre considerata la difficoltà bibliografica che si presenta a chi, in. Italia, voglia studiare argomento di storia inglese. E l'Autore, infatti, ha dovuto compiere le sue ricerche in quella meravigliosa sala del Museo Britannico che eterna, nella gratitudine degli studiosi, il nome di Sir Anthony Panizzi.
EMILIA MORELLI
CAMILLO PARISET, Il generale Federico Torre; Verona, Ediz. L'Albero, [1940], in 8, pp. 131. L. 10.
La vita di Federico Torre si compendia in breve discorso. Nato a Benevento, all'inizio del 1847 fonda un giornale, H Contemporaneo* quindi allo scoppiare della guerra viene nominato per concorso tenente d'artiglieria e parte col generale Durando per il fronte; combatte infatti molto eroicamente a Vicenza assieme all'Azeglio, ed ottiene, oltre ad una medaglia d'argento, la promozione a capitano. Eletto deputato della Camera di Roma, dopo aver combattuto con Garibaldi contro i Francesi ed aver ricoperto con molta lode la carica di segretario generale al Ministero delle Armi, il Torre si pone sulla via dell'esilio, a Malta ed altrove, riducendosi ad insegnare latino e greco grazie alla sua forte preparazione letteraria e filologica. Dopo un periodo avventuroso di viaggi, nel 1854, esule a Torino, viene nominato ispettore della disciplina nello Istituto d'Industria e di Commercio; ma alle prime squille di guerra entra nell'esercito piemontese col grado di capitano, ed è incaricato della Direzione generale della leva, bassa forza e materiale, ufficio che mantiene per trent'anni raggiungendovi il grado di generale e curando ogni anno una relazione sui lavori riguardanti hi leva, edita dall'Ufficio di statistica da lui creato, modello di altre analoghe istituzioni. Deputato per molti anni, nel 1884 viene nominato senatore, nel 1891 lascia il servizio attivo., e l'anno dopo chiude con la morte la sua vita operosa.
Figura simpatica di soldato, di uomo politico, di letterato e di scrittore (il Torre scrisse anche una Storia della Repubblica romana del 1849)* il compianto Pariset le ha dedicato uno studio che, purtroppo, ha parecchi difetti. Disordinato nelle citazioni che si susseguono a catena nel testo e nelle note, il libro, che procede per brani riportati a documentazione delle più innocenti e più credibili affermazioni dell'A., è pieno di digressioni slegate e di richiami inutili. Comunque, se si voglia passare sopra tale mancanza di ordine e di stringatezza, si ritroverà nel libro del Pariset quell'entusiasmo per la nobile figura da lui tratteggiata, che torna certamente tutto a lode dell'A. É il generale Federico Torre meritava, per le molti doti del suo animo modesto e puro e per il suo indubbio valore, almeno l'entusiasmo di un biografo appassionato. PAOLO ALATBI