Rassegna storica del Risorgimento
1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
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1948
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La politica estera degli Stati italiani, ecc. 5
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Di fronte a dei mutamenti territoriali così importanti per la vita della Penisola, di fronte alla restaurazione di Stati nella loro antica personalità giuridica e politica, come reagiscono, come li subiscono, come concorrono a determinarli o ad accelerarli gli italiani, le diplomazie dei vari stati d'Italia ?
Ci occuperemo in queste pagine sovrattutto del periodo che di solito è lasciato più in ombra dalla storiografia non soltanto italiana, il decennio 1720-1731, quello che va dalla caduta di Alberoni al terzo trattato di Vienna.
Terminata la guerra colla sconfitta della Spagna, Carlo VI rimaneva in Italia padrone assoluto e teneva a far sentire sui principi italiani il peso della sua onnipotenza.
Il peso dell'Austria era sentito sovrattutto dalla Repubblica di Venezia. Invano ad Utrecht il plenipotenziario della repubblica, Carlo Ruzzini, aveva cercato di impedire che Mantova cadesse nelle mani dell'Impero. I possedimenti della Serenissima erano circondati per tre quarti da domini asburgici: stanno si può dire rinchiusi gli stati tutti, di Vostra Serenità nella Terraferma, Istria e parte di Dalmazia da quelli di Cesare così l'ambasciatore Giovanni Priuli in una relazione da Vienna del 1722 ; e la pressione austriaca cominciava a farsi sentire anche nell'Adriatico, specialmente dopo che il Napoletano era passato nelle mani dell'imperatore. Gli ambasciatori veneziani a Vienna insistevano nei loro rapporti specialmente sulla condizione dei passaggi del Golfo custoditi in altri tempi con tanta gelosia e con tanto decoro, ora abusati dagli esteri e specialmente dagli austriaci con una libertà che non solamente pregiudica l'antico diritto, ma decide col fatto in contrario. Cosa poteva farsi? Lo stesso Priuli non sapeva cosa consigliare: il soffrire più lungamente è Io stesso che rinunciare col silenzio alla ragione et al possesso , ma commentava malinconicamente lo scuotersene può esser pericoloso.
La Serenissima, infatti, aveva bisogno dell'aiuto austriaco contro il pericolo turco. Due volte nello scorcio del secolo XVII ed agli inizi del secolo XVIII si era trovata a fianco dell'Austria in una guerra contro l'Impero ottomano. E tutte e due le volte l'alleata si era rivelata malfida: i sacrifizi di Venezia e le sue vittorie erano serviti, a Garlowitz, più che altro ad un pericoloso ingrandimento dell'Impero nella penisola balcanica; ed a Passarowitz, pur dopo aver onorevolmente combattuto contro i turchi, Venezia si era vista abbandonata