Rassegna storica del Risorgimento

1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
anno <1948>   pagina <6>
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6 Ruggero Moscati
dall'alleata che, per correre ai ripari contro i tentativi albcroniani, si era affrettata a conchiudere una pace nella quale erano stati sacrificati l'onore e l'interesse della Repubblica, che aveva dovuto acconciarsi alla perdita della Morea e dei residui dominii dell'Egeo. Stretta tra le morse di grandi ambizioni imperialistiche, Venezia si trincera da allora in una vigile neutralità, ispiratale da una esatta valutazione delle proprie forze e dalla convinzione di non poter legarsi ad alcuno dei contendenti senza il pericolo di essere definitivamente travolta. La Repubblica è da tempo in un periodo di lenta quanto si vuole, ma innegabile decadenza: chiusa nella sua vecchia mentalità di stato-città, con possedimenti tuttora asserviti alla Dominante, con una oligarchia che riduce il potere in mano di poche famiglie, essa non par* tecipa più attivamente alla politica italiana ed europea. Si comprende perciò come quell'atteggiamento politico che alle volte potè apparire quasi un'aus tronfi a di Venezia sia niente altro che una misura precau­zionale impostale contro le crescenti ambizioni di Vienna. Le relazioni con l'Austria, infatti, permangono buone, ma soltanto in apparenza: non mancano continue contestazioni in materia di confini, rivalità per il dominio dell'Adriatico, vertenze spinosissime per il diritto di visita ai bastimenti preteso dalla Repubblica e negato dall'Austria, che, in rappresaglia ai decreti veneziani, non esita ad annullare i privilegi che i sudditi veneti godevano da secoli nel Regno di Napoli. La gelosia era viva soprattutto perchè, come notava Giovanni Priuli in un suo dispac­cio del gennaio 1719, l'Imperatore non aveva pensiero più caro che di farsi quali non sono mai stati i suoi predecessori, potenza marit­tima. La protezione imperiale concessa alla compagnia di Ostenda per il commercio nelle Indie orientali ed occidentali, le franchigie accordate da Carlo VI ai porti di Trieste e di Fiume, che stanno chiaramente a indicare la volontà dell'Austria di soppiantare Venezia nell'Adriatico, rendono particolarmente attenta la Repubblica in quel settore.
Ma quale fosse la condizione effettiva della Serenissima, travolta in una crisi oltre tatto dovuta alla sua sempre più scarsa efficienza mili­tare, può esser chiarito da un dispaccio di un agente ufficioso di Vittorio Amedeo II a Venezia; dopo aver accennato alla possibilità che la Repub­blica potesse allearsi ai nemici di Carlo VI considerando in quale e quanto impegno l'Imperatore voglia inoltrarsi per sostenere il commer­cio d'Ostenda come oggetto principale dei suoi pensieri, e vedendo altresì che il porto di Trieste, quando S. M. Cesarea conservasse la superiorità,
-) Archivio di Stato di Venezia, Germanio, Busta 211.