Rassegna storica del Risorgimento

1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
anno <1948>   pagina <7>
immagine non disponibile

La politica estera degli Stati italiani, ecc. 7
potrebbe in breve tempo privare affatto questa piazza di quel traffico che tuttavia le va mantenendo, il Marini giustamente, anche se un pò troppo crudemente, osservava come fosse impossibile che Venezia potesse e arrischiare un tal passo poiché spiegava quattro reg­gimenti che uscissero da Mantova e dallo Stato di Milano ponno deva­stare in pochi giorni un gran tratto di paese e spiantare i sudditi a segno che non reggano per molti anni il peso dei sussidi, e ciò avanti che alcun alleato arrivi a dar mano e soccorso. I presidi di Brescia, Peschiera e Legnano con qualche poco di cavalleria non sono in stato di fare oppo­sizione e tener la campagna. Delle cernide poi, cioè i reggimenti di mili­zia, non v'è da farne il minimo capitale, gente senza disciplina, niente avvezza al maneggio dell'armi, e i di cui uffiziali sono il maggior nu­mero bottegari di questa città, e ricercano il posto per godere certe esen­zioni. Durassi che la Repubblica potrebbe per ora somministrare denaro di nascosto ed ove gli alleati avessero favorevole la fortuna dell'armi, levare poi la maschera ed aiutare la causa comune con un numero di navi da guerra, ma quelle navi devono riguardarsi come cadaveri poi­ché mancano di marinari che ne sono l'anima. Insomma conclu­deva nel supposto cimento la Repubblica si inimica senza dubbio una potenza formidabile, delle cui forze è circondata, e scoprendo la sua debolezza si espone a perdere il credito e a diventare il trastullo dei propri alleati. *)
Venezia ha ormai scelto la sua via: conscia della sua debolezza, ha fatto propria la rassegnazione fatalistica di uno dei suoi diplomatici che osservava come, non potendosi sperare di restaurare l'Italia allo splendore della sua pristina libertà, con l'esclusione delle nazioni stra­niere, altro studio non rimanesse che quello di conservarle in equi­librio, rivolgendo l'applicazione alla meta di mantenerle nel possesso di quello che godevano, non lasciando che alcuna di esse cresca o dimi­nuisca di autorità e di potenza. H bene per l'Italia era costituito dal minor male possibile: la penisola avrebbe dovuto ritrovare la pro­pria quiete e sicurezza proprio negli stessi nemici della sua libertà.2)
Si comprende perciò come tutti gli sforzi ed i vari tentativi da parte dei Savoia, del Papa o del duca di Parma per spingere la Repubblica a chiarire il proprio atteggiamento di fronte a questioni concrete o per indurla ad aderire ad una lega di stati italiani, trovino la diplomazia
1) Rapporto di Marini a Vittorio Amedeo IT, Venezia, 2 marzo 1727, in Archivio di Stato di Torino, Lettere ministri Venezia, mozzo 20.
i) Cfr. le osservazioni di Lorenzo Tiepolo da Parigi in Relazioni di Ani' basciatori veneti al Senato etc. a cura di R. MOSCATI, Milano, 1943, p. 45.