Rassegna storica del Risorgimento

1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
anno <1948>   pagina <12>
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12 Ruggero Moscati
L'imperatore Carlo VI aveva vieto di cattivo occhio quell'atto, ritenuto arbitrario e contrario alle costituzioni dell'Impero che preten­deva all'alta sovranità sulla Toscana, soprattutto perchè esso, chiaman­do alla successione la linea femminile di casa Medici, veniva a sanzio­nare i diritti che Elisabetta Farnese, quale discendente di Margherita de' Medici, vantava sul Granducato. Ciò non pertanto, i diritti del­l'Elettrice Anna Maria sembrava fossero stati garantiti dall'Inghil­terra, come da una lettera dello Stanhope alla Corte Granducale del 10 giugno 1715. E del resto, finché era vissuto l'Elettore Palatino, lo etesso Carlo VI non aveva assunto un contegno decisamente ostile all'atto del Senato fiorentino; aveva soltanto preteso che il futuro successore al Granducato, da scegliersi da Cosimo IH, avesse avuto in anticipo il pieno gradimento di casa d'Austria. H Granduca aveva volto allora l'animo alla famiglia d'Este che, devota all'Impero ma italiana, gli sembrava potesse conciliare i contrastanti interessi di casa d'Austria e della libertà d'Italia. L'interesse che Vienna aveva ad accrescere il potere degli Estensi, la protezione che tradizional­mente l'Inghilterra accordava a casa d'Este, il vantaggio che sarebbe venuto alla libertà d'Italia dal costituirsi nella Penisola di una potenza di secondo rango la quale fosse in grado di contrapporsi ai Savoia equilibrandone le forze: erano tutti argomenti che avevano fatto spe­rare a Cosimo HI che il suo progetto avesse possibilità di successo. La missione a Vienna del marchese Ferdinando Bartolomei ed i suoi ap­procci con il conte Stella avevano fatto credere al granduca che l'assenso dell'Austria sarebbe stato assicurato: nel corso del 1717 tra Cosimo HI e il duca Rinaldo di Modena erano stati perciò stipulati degli accordi, i quali prevedevano che gli stati ereditari di casa d'Este dovessero essere riuniti per sempre al dominio fiorentino, per formare con essi un sol corpo retto da un unico sovrano il quale dovesse risiedere stabilmente in Firenze: il nuovo successore del granducato si sarebbe obbligato solennemente a non compiere alcun atto lesivo delle libertà di Firenze,. non alterando in alcun modo la costituzione dello Stato e conservando al Senato le prerogative ed i privilegi fino allora goduti. Poiché la morte del genero Elettore palatino aveva privato Cosimo HI del più valido sostegno che fino allora aveva avuto presso la corte di Vienna, l'impe­ratrice Amalia vedova di Giuseppe I e zia materna del principe eredi­tario di Modena, si era assunto l'incarico di promuovere presso Carlo VI gli interessi congiunti del nipote e della Toscana. Ma per quanto l'Impe­ratore non si fosse opposto al progetto ed avesse mostrato anzi di asse­condarlo, si era finito per comprendere che esso non rispondeva ai fini