Rassegna storica del Risorgimento
1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
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1948
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La politica estera degli Stati italiani, ecc, 13
immediati di Vienna; in realtà Carlo VI non voleva sacrificare le sue ambizioni italiane sempre crescenti e non voleva, pur di allontanare i Borboni dall Italia, contribuire egli stesso al formarsi nel centro della penisola una nuova potenza capace di dar soggezione e gelosia alla stessa Austria.
Ora la situazione era radicalmente mutata: l'articolo 5 del Trattato di Londra, oltre a ledere i diritti dell'Elettrice palatina e a designare Don Carlos come successore del Granducato, consacrava ufficialmente la feudalità della Toscana e le sue dipendenze dall'Impero. Quel vincolo delia feudalità, lesivo della secolare indipendenza dello stato fiorentine, era sentito con particolare asprezza dal Granduca e dalla classe dirigente toscana. Appena a conoscenza dei deliberati di Londra, il Granduca protestò presso i singoli collegati, dichiarando che, poiché il dominio fiorentino era libero e indipendente, non poteva esservi ammesso altro successore oltre quello che fosse stato eletto dal popolo per mezzo del Senato, unico rappresentante dell'antica repubblica. In conseguenza nessuna potenza avrebbe avuto il diritto di escludere dalla successione l'Elettrice palatina e introdurre guarnigioni in uno stato libero e neutrale. Dei domini del Granduca, Firenze, era completamente indipendente da ogni vincolo feudale: il ducato di Siena era sì un feudo, ma non dell'Impero, sebbene della corona di Spagna. Al congresso di Cam-brai Cosimo IH si riprometteva di far valere le sue ragioni; ed egli contava sull'aiuto delle corti di Spagna e di Parma.
Anche verso gli altri Stati indipendenti d'Italia si esplicava l'invadente attività dei rappresentanti di Carlo VI. Sergio Pugliese nel suo lavoro già ricordato sul Sacro Romano Impero in Italia ha ampiamente documentato per quegli anni le crescenti pretese della corte di Vienna e le continue ingerenze dei plenipotenziari di Cesare nella politica e nella amministrazione dei singoli stati della penisola, col pretesto di salvaguardare i diritti dei feudatari direttamente dipendenti dall'Impero.
La repubblica di Genova che pur nel 1713 era riuscita, sfruttando i sospetti dell'Impero contro Vittorio Amedeo, a farsi cedere per una somma abbastanza esigua il marchesato del Finale da tempo ambito dai Savoia, non aveva con quell'acquisto molto migliorata la propria situazione. Che anzi, quel possesso da un lato aveva avuto il diretto risaltato di acuire l'inimicizia tradizionale dei Savoia, d'altro lato spingeva Genova a subire il prepotere dell'Impero, per difendersi appunto dalla pressione piemontese. Finché, nel periodo successivo, per neutralizzare quei due invadenti vicini, Genova non si troverà costretta ad assoggettarsi definitivamente alla Francia col risultato ultimo della perdita della Corsica.