Rassegna storica del Risorgimento

1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
anno <1948>   pagina <14>
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14 Ruggero Moscati
E in quanto ai possessi diretti dell'Impero in Italia, se le ricerche recenti ha Ero in parte mitigato il giudizio corrente sul malgoverno austriaco in Lombardia e nel Napoletano giudizio che aveva trovato la sua più chiara espressione in uno scritto dovuto ad un contemporaneo, la Storia arcana di Marco Foscarini, ricca di notazioni e di osservazioni assai acute di cui non si può non tener conto ancor oggi è ini fatto che, malgrado gli sforzi del governo di Vienna che pur tentò di venire incontro alle principali esigenze dei nuovi popoli sottoposti al suo go­verno, Jl i 6uoi sudditi italiani eran tutt'altro che soddisfatti.
Disillusi erano in ispccie i napoletani, che ricordavano come nel 1701 ai fossero mossi in favore di Casa d'Austria in quella sollevazione che prese nome dal principe di Macchia. Ed essi, dopo il 1707 data dell'inizio della dominazione austriaca nel Mezzogiorno d'Italia e prima della morte di Giuseppe I, avevano sempre sperato nella restitu­zione del Regno indipendente ed autonomo con un principe proprio nella persona dell'arciduca Carlo; più tardi, come aveva richiesto il principe di Chiusano Tiberio Carafa, avrebbero voluto che Napoli fosse quantomeno affidata in reggenza all'Imperatrice vedova. Si comprende perciò come mal si acconciassero al centralismo dei nuovi padroni e ad un fiscalismo che sembrava loro più dissanguatore di quello del periodo precedente.
Tiberio Carafa, un aristocratico che sentiva di aver, come tale, dei maggiori doveri verso il paese e mirava, forse un po' troppo utopistica­mente, a una rieducazione della nobiltà napoletana che la portasse a considerare i propri privilegi non più come mezzo per procurarsi ric­chezze ed onori, ma come necessario attributo delle particolari e gravi responsabilità e funzioni che essa avrebbe dovuto assumersi nel rinno­vamento del nuovo stato, 2) aveva formulato in nome del Regno molte richieste che vennero solo in piccola parte accolte dal governo di Vienna. Oltre che a mezzo del Carafa, a mezzo dei deputati delle sue Piazze e per bocca dei suoi migliori uomini di pensiero, quali Paolo Mattia Doria, Napoli riconosceva i mali di cui era afflitta e invocava a gran voce quelle riforme in rapporto alle finanze, alla legislazione, all'economia e via dicendo, che erano in via di attuazione negli stati più progrediti
1) Si veda H. BENEDIKT, Da Kdnigreich Tfeapel unter Kaiser Karl Vlr Wien, Leipzig, 27.
2) Oltre alla Storia del Regno di Napoli del Croce od ai lavori dello Sciupa pia appresso citati, et veda sul Carafa N. COHTESE, Stato e ideali politici nell'Italia meridionale del settecento ecc., nell'iutroduzione alle Memorie di un generale della Repubblica e dell'Impero, Bari, Laterza, 1927.