Rassegna storica del Risorgimento

CARBONERIA ; SOCIET? SEGRETE
anno <1917>   pagina <696>
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Angelo Ottólini
e sfiduciate, onde quegli stessi che avevano palpitalo, per la causa ila* liana si diedero in brncno ni partito -degn Irisó*g6Bsostenitori del-1*Austria, o ritornarono in seno ai rivoluzionali francesi.
ULaHoz ohe, nel *09, quando le cose andavano male in Italia per i Francesi, aveva adunato parecchie bande e messo in istato d'assedio il dipartimento del Rubicone istituendovi un Governò militare sotto il general Pino, veniva dal general francese MonMtehard bandito dalle Réniagne e per vendicarsi si poneva a capo degUinsOTgtideUeMarche, accozzaglia indisciptìnata di contadini fanatici, che sostenevano gii. interessi dell'Austria. 11 Pino, che pure era stato bandito dal generale Montrichard, ritornò nelle sue grazie e divenutone aiutante di campo veniva fatto poco dopo comandante di Ancona mentre il La Hoz asse, dia va la citta e cadalo ferito nel combattimento era sótto i suoi occhi, se non da lui stesso, ucciso.
D'allora la setta può dirsi virtualmente sciolta, sebbene ì Raggi che avevano centro a Mano abbiano continuato ad agire finche, per insinuazione dei fttelzì, duca di Lodi, e per l'opera del barone Custodi, furono soppressi.
Il sentimento patrio così visse latente, non essendo ancora gene­rale né tanto gagliardo da potersi manifestare e combattere con armi proprie. La maggior parte di quanti avevano aderito alla società dei Maggi si fuse col partito francese in attesa di tempi migliori e allorché la'preponderanza napoleonica cominciò a vacillare, dalla Massoneria a cui molti erano affigliati passarono a nuove sette miranti a diffondere quel sentimento di dignità collettiva indispensabile per combattere un dispo­tismo che con intermittente ebbrezza passava dall'una all'altra nazione straniera. Il popolo italiano, che subì da prima passivo l'influsso della rivoluzione francése, non ebbe alcuna parte effettiva se non quando l'Italia fu soggetta alla Francia. Gli stessi patrioti non capirono quel che dovessero fare, quel che l'Italia da loro aspettava. Molti avevano la repubblica sulle labbra, molti nella testa, pochi nel cuore. Per molti la rivoluzione era un affare di moda: alcuni erano repubblicani per vaghezza di spirito, per irreligione o per calcolo, non per sentimento d'italianità ; altri, uniformandosi alle teorie filosofiche del secolo xvra, avevano sognato che l'uomo fosse in realtà buono, onesto e non ra­pace, avevano creduto che i Francesi imbevuti di tali idee fosserf-. realmente gli apportatori di pace, di libertà, di fratellanza e d'ugua­glianza, ma dinanzi alle prepotenze e alle ladrerie perpetrate sotto il manto della libertà si ricredettero del nobile sentimento da cui erano
stati animati.
Fatti accorti che la Francia si serviva delle massime democratiche come strumento di impero e di guadagno e non per liberare il popolo