Rassegna storica del Risorgimento

1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
anno <1948>   pagina <22>
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22 Ruggero Moscati
sabaudi cadevano di fronte al freddo riserbo di cui le potenze europee circondavano Vittorio Amedeo.
Fermo nelle linee del suo predecessore permaneva il nuovo ponte­fice Innocenzo XIII, che continuò a protestare contro le decisioni del trattato di Londra di considerare Parma e Piacenza come feudi imperiali. H Papa non intendeva rinunziare in alcun modo agli antichi diritti della chiesa sul ducato. 1) Dopo la decisione della Dieta imperiale di Ratisbona, la quale il 7 dicembre 1722, ringraziando Carlo VI per l'am­pliamento dei diritti dell'Impero ottenuti nei trattati della Quadruplice, l'autorizzava, su quelle basi, alla conclusione della pace con Filippo V, Innocenzo XIII credette opportuno elevare una protesta, oltre che a Vienna, a Parigi e Madrid, anche presso i principi cattolici di Germania. E l'abate Rota, uditore di mons. Massei nunzio a Parigi, venne incari­cato di presentare mi memoriale ai diplomatici radunati a Gambrai circa gli imprescrittibili diritti della Santa Sede su Parma e Piacenza. Parimenti, valendosi del cardinale Gienfuegos, il Papa continuò la campagna iniziata da Clemente XI per l'evacuazione di Comacchio da parte degli imperiali: le trattative in proposito si protrarranno a lungo. E Innocenzo XIII non ebbe la soddisfazione di vederle concluse; esse termineranno soltanto durante il pontificato di Benedetto XIII il 20 febbraio 1725. Nel trattato di restituzione di Comacchio alla Santa Sede peraltro verranno riservati i diritti dell'Impero e degli Estensi sulla città.
Nei confronti della politica della Santa Sede, l'inviato del Granduca di Toscana a Parigi, don Neri. Corsini, confessava di ritenere gli interessi temporali di Roma opposti a quelli medicei perchè per salvare Parma e Piacenza dall'investitura imperiale si condescenderà a ciò vi si assogget-tisea la Toscana. 2)
Cosimo HI e la classe dirigente toscana erano impegnati in quel momento in una lotta a fondo per eliminare il vincolo della feudalità imperiale sul granducato. Malgrado la loro impotenza di fronte alle determinazioni dei maggiori sovrani di Europa commenta in proposito il Pugliese sono commoventi gli sforzi compiuti dagli ultimi Medici, pur tenuti generalmente in basso concetto, per salvare sino all'ultimo l'integrità e l'indipendenza dello Stato, anche sapendo che alla loro morte sarebbe passato ad un principe che era a loro indifferente. Fu una
1) L. PASTOB, StoHa dei papi, voi. XV, pp. 437-438.
2) Archivio di Stato di Firenze, Mediceo, f. 2689, lettera di Neri Corsini del 3 febbraio 1721.