Rassegna storica del Risorgimento

1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
anno <1948>   pagina <25>
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La politica estera degli Stati italiani* ecc. 25
Ubertate civitatis Florentiae ejusque dominii dovuta a Giuseppe Averani, ed anch'essa venne dal Corsini distribuita ai plenipotenziari riuniti al congresso, i quali peraltro si rifiutarono di prendere in esame la questione, limitandosi a rispondere che su quel punto specifico essi non potevano in alcun modo allontanarsi dai deliberati del trattato di Londra.
La stessa Spagna, sul cui appoggio principalmente aveva contato Cosimo HI, non poteva esimersi dall'accettare il principio dell'investi­tura. In un primo momento essa aveva insistito con le potenze media­trici perchè quella clausola oltraggiosa fosse eliminata; ma la Francia e l'Inghilterra, se eran d'accordo nell'intento di moderare la potenza imperiale in Italia e diminuire il peso delle investiture da darsi a don Carlos, non potevano opporsi all'articolo 5 del trattato. La Spagna quindi in un secondo momento, resasi conto dell'impossibilità di soste­nere il punto di vista di Cosimo III, richiese che i ducati fossero consi­derati come feudi franchi liberi ed onorifici dell'Impero e che nelle investiture da concedersi da parte di Carlo VI fosse stipulata l'esen­zione da qualunque peso e giurisdizione imperiale. Dal suo lato l'Austria insisteva a che le investiture fossero munite di clausole onerose e proponeva, per l'approvazione delle corti mediatrici, uno schema di diploma imperiale contenente l'obbligo per il futuro sovrano di Firenze e di Parma di un giuramento di fedeltà, ubbidienza, soggezione e vas­sallaggio. Si inizia così tra i due Governi un periodo di intensa e febbrile attività; finché per le insistenze delle corti di Parigi e di Londra, Carlo VI non si decide nel dicembre 1723 ad accordare, sotto alcune restrizioni che contemplavano la reversibilità all'Impero e l'alta sovra­nità imperiale, un diploma di investitura in tutto conforme alle stipula­zioni del trattato di Londra. Ma se l'accordo su quel punto sembrava raggiunto fra le corti di Madrid e di Vienna, era ancora insanabile il dissidio a proposito delle guarnigioni da introdurre nei ducati italiani. Come abbiamo veduto, con i trattati conclusi nel 1721 con la Francia e con l'Inghilterra la Spagna aveva ottenuto il diritto di introdurre, in luogo delle guarnizioni neutrali, dei presidi spagnoli nelle maggiori piazze­forti della Toscana e del ducato di Parma; ma la Francia e l'Inghilterra, di fronte alla posizione di assoluta intransigenza assunta dall'Austria, che dichiarava che avrebbe considerato come un casus belli anche l'in­troduzione di un Bolo soldato spagnolo nell'Italia centrale, non avevano la possibilità di mantenere l'impegno assunto con Filippo V.
Tale era la situazione allorché, morto già Cosimo III di Toscana, nell'aprile del 1724 potè aprirsi, dopo tre anni di rinvìi, il congresso di