Rassegna storica del Risorgimento
1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
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1948
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La polìtica estera degli Stali ualitmL ette. 33
aveva veruna corrispondenza nù tengono molto inquieto perchè dubito possa esservi qualche trattato tra essi e ao questo vien promosso dalla corte di Roma e Torino non lo crederei il più favorevole agli interessi della M. V.
Il Cajmo non era evidentemente bene informato. Negli ultimi mesi di vita Francesco Farnese, rimasto profondamente antiasburgieo, aveva visto di cattivo occhio quell'ibrido riavvicinamento tra Carlo VI ed i sovrani di Spagna e aveva lavorato con tutti i mezzi per preparare la via di una riconciliazione personale tra Filippo V e Luigi XV. Un intrigo in tal senso condotto dal Duca di Parma a mezzo dell'ambasciatore spagnolo all'Aja, marchese di St. Philippe, era stato scoperto nel marzo 1726 dall'ambasciatore austriaco conte di Koenigsegg. Egli aveva perciò collaborato con la diplomazia pontificia, attivissima a mezzo dei suoi nunzi a Parigi e a Madrid, Massei e Aldobrandini, nella sua opera pacificatrice tra le due corti borboniche."
La morte di Francesco Farnese e l'avvento al trono ducale di Antonio inserivano una nuova incognita nel problema italiano. Il duca Francesco aveva sostenuto fino allora i progetti della nipote regina di Spagna: Antonio Farnese al contrario aveva rappresentato la politica dell'Austria, che lo spingeva da tempo, in questo d'accordo con Roma, ad affrettare la conclusione del suo matrimonio con Enrichetta d'Este, progettato da lungo tempo. Adesso invece, oltre alla corte di Roma, erano gli alleati di Hannover a spingere il nuovo duca alle nozze: sebbene l'età non più giovane del principe e le sue condizioni di salute facessero prevedere che le nozze sarebbero state sterili, si sosteneva a Madrid che, sopravvenendo al Farnese dei figli, questi non avrebbero avuto alcun diritto sopra il Granducato di Toscana, che dopo la morte di Gian Gastone senza discendenza maschile avrebbe dovuto passare all'infante Don Carlos ai termini dell'articolo 4 del trattato di Londra: gli alleati di Hannover sostenevano al contrario che, prevalendo in ogni caso su quel trattato i diritti del sangue, gli eventuali maschi di casa Farnese avrebbero dovuto escludere l'infante Don Carlos dalla successione. Dal canto suo Gian Gastone continuava nella tattica di prender tempo : non volle accedere al trattato di Vienna, e, a mezzo del proprio rappresentante presso la Corte austriaca, si oppose alla dichiarazione dell'infante come successore immediato del Granducato. Dato l'accordo austro-spagnolo, la sua situazione era certamente difficile: non poteva far leva come nel periodo precedente sui contrasti tra le due corti. Ciò non pertanto il suo ministro a Vienna riuscì a tener a bada il Ripperda e il Bournoville: chiuso nel suo guscio Gian Gastone ostentava di non essere al corrente del capovolgimento della politica