Rassegna storica del Risorgimento
1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
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1948
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La politica estera degli Stati italiani, ecc. 35
data la piega che prendevano gli avvenimenti e l'irrigidirsi delle ostilità anglo-spagnole.
Alla notizia del blocco posto da una squadra inglese a Porto Bello, Rlippo V fece un ultimo tentativo per disancorare la Francia dell'alleanza inglese e a mezzo deu'Aldobrandini il 26 agosto 1726 fece porre al Fleury un quesito preciso: come si sarebbe comportata la Francia nel caso che una squadra inglese avesse minacciato direttamente le coste spagnole ? La risposta del Fleury, pervenuta a mezzo del Massei, non lasciò adito a dubbi: sia pure a malincuore e sebbene desideroso di conservare la pace, il ministro francese non intendeva per il momento venire meno ai patti dell'alleanza d'Hannover: mentre le operazioni navali degli inglesi nell'America spagnola erano minimizzate e considerate come pretese ostilità, la responsabilità maggiore della situazione era rigettata sugli spagnoli che tra l'altro, arrestando il Ripperda nella sede dell'ambasciata britannica, si erano resi colpevoli di aver contravvenuto al diritto di immunità delle rappresentanze diplomatiche, consacrato da antiche consuetudini internazionali.
L'unione tra Spagna ed Austria non era stata almeno apparentemente compromessa dopo la caduta del Ripperda; e Filippo V, sicuro di poter contare sull'appoggio austriaco, risponde alla sfida britannica dando ordine all'armata spagnola al comando del conte de La Torres di porre l'assedio a Gibilterra (dicembre 1726). Senza che ve né fosse stata dichiarazione ufficiale, la guerra si iniziava cosi tra l'Inghilterra e la Spagna. Dopo un discorso bellicoso contro gli alleati di Vienna tenuto dal re d'Inghilterra, Londra, col richiamo del proprio ambasciatore, rompeva le relazioni diplomatiche anche con Vienna (marzo 1727). Lo scoppio di una conflagrazione generale europea sembrava quindi imminente.
Scnonchè, Carlo VI era in fondo riluttante alla guèrra: egli perseguiva obiettivi pacifici e si era lusingato che l'alleanza austro-spagnola avrebbe tenuto a freno le potenze marittime, facilitato le possibilità di successo della Compagnia di Ostenda e in tal modo avrebbe indirettamente contribuito alla pace. Niente di buono invece gli veniva dal trattato di Vienna: i fautori della politica di guerra e d'alleanza con Madrid, quale Zinzendorf, cominciarono a perdere credito nella corte imperiale, mentre coloro che si erano sempre opposti a quella politica, il principe Eugenio e lo Stharenberg, riprendevano quota.
La Francia dal canto suo rifuggiva dall'idea di far una guerra alla Spagna, nella quale si sarebbe dovuta Battere a esclusivo profìtto dell'Inghilterra: essa era pronta a lavorare per la pacificazione e a tendere