Rassegna storica del Risorgimento

1720-1731 ; VIENNA (CONGRESSI DI)
anno <1948>   pagina <38>
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38 Ruggero Museali
la rottura dei negoziati, tentò invano di ottenere qualche concessione in rapporto alla compagnia d'Ostenda. Venne a ripresentarsi frattanto la stessa situazione che si era profilata qualche anno prima: mentre il Fleury e i diplomatici inglesi si rendevano conto come fosse meglio rinunciare alle conferenze, giacché trattative dirette tra le Corti avreb­bero avuto maggiori possibilità di successo, Elisabetta Farnese volle porre alle strette Carlo VT, per indurlo a palesare il suo animo circa il progetto di nozze fra Maria Teresa e Don Carlos, e si accorse della recisa opposizione dell'Imperatore (15 febbraio 1729).
Decisa a una guerra contro gli imperiali, la regina Elisabetta sot­topose nuovamente alla Francia ed all'Inghilterra le proposte avanzate nel 1724 a mezzo del duca di Monteleone: ma ancora una volta il Fleury, temendo di trascinare il proprio paese in un conflitto generale, volle guadagnare tempo. Atteggiamento, questo del cardinale, che esasperò la regina di Spagna, la quale, pur di assicurare la successione degli Stati italiani a don Carlos, decise di fare a meno della mediazione della Francia e di accordarsi direttamente con il Townshend. Col trattato di Siviglia del 9 novembre 1729, che fu un vero trionfo della diplomazia inglese, giacché essa costrinse la Francia e far buon viso a cattivo gioco ed a garantire col proprio intervento nei negoziati le stipulazioni anglo­spagnole, la Spagna rientrava nella clientela britannica, rinunciava in modo formale alle sne pretese su Gibilterra e Minorca, confermava i privilegi economici assicurati agli Inglesi nei trattati anteriori al 1725, annullava gli accordi di commercio conclusi in quell'anno con l'Austria. In compenso il trattato assicurava a don Carlos la successione dei du­cati di Parma e Piacenza e della Toscana, con il diritto di installarvi subito dei presidi spagnoli, garantendo il concorso franco-inglese con­tro un eventuale intervento austriaco in Italia.
Il marchese della Bastie, ministro francese presso là corte di Fi­renze, ebbe l'incarico di fare conoscere a Gian Gastone le clausole dei deliberati di Siviglia, domandandogli di aderirvi e informandolo al tempo stesso che un suo eventuale rifiuto non avrebbe impedito l'esecuzione del trattato. Gian Gastone si sforzò ancora una volta di prender tempo, rimise innanzi i diritti della sorella Elettrice pala­tina, propose che la successione fosse divisa alla sua morte tra essa e don Carlos, assicurando all'una il governo economico ammi­nistrativo del Granducato, all'altro il comando militare. Contempo­raneamente egli cercava di non inimicarsi l'imperatore e accettava di ricevere da un rappresentante imperiale in. Milano l'investitura del ducato di Siena.